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Profughi a Cona, il sindaco denuncia: "Mi tengono lontano dalla base"

profughiContinua a crescere il numero dei profughi ospitati a Cona, nell’ex base di Conetta. Le ultime stime parlano di 1.100-1.200 persone, ma sono - appunto - stime, perché il sindaco stesso non possiede dati certi. “Come al solito non ho alcuna notizia, posso solo fare delle stime” ammette il promo cittadino Alberto Panfilio. Nel mese di ottobre tra Conetta e San Siro si è registrata anche la visita del super prefetto Mario Morcone, capo del Dipartimento Immigrazione del ministero dell’Interno, che proprio da qui ha detto di voler puntare sull’accoglienza diffusa e di pensare a incentivi per i comuni. Parole che Panfilio ha potuto solo leggere sui giornali poiché - come lui stesso ha denunciato - “non sono stato invitato nè avvertito. E la cosa mi dispiace molto, da un punto di vista istituzionale reputo che un sindaco che rappresenta dei cittadini che stanno vivendo una situazione del genere avrebbe avuto diritto a un confronto con l’istituzione”. Non vanno bene neanche i rapporti con il prefetto veneziano Domenico Cuttaia: “Sono fermi all’ultima lettera con cui mi ha intimato di stare lontano dalla base - sottolinea il sindaco -. Me ne ha scritte addirittura tre, quando è avvenuta la manifestazione da parte dei profughi, che io reputo giusta nei concetti e che ho approvato. In quell’occasione mi sono avvicinato ai manifestanti e la cooperativa che gestisce la base non ha gradito. Tanto, appunto, che ha spinto il prefetto a scrivermi di stare lontano in queste situazioni”. Anche se adesso il Ministero ha intimato a tutti i comuni di ospitare i profughi, Panfilio non si fa illusioni: “Ormai è un refrain. Basta raccontare queste fregnacce: la risposta è che per l’accoglienza dell’ultimo bando hanno risposto in 86 tra cooperative e associazioni di cui la metà fasulle. I sindaci non devono partecipare ai bandi (fatta eccezione per lo Sprar)... ecco perchè io non ho potuto dire nè sì nè no agli arrivi”. Ma Panfilio non si pente di non aver fatto le “barricate” come successo recentemente a Goro, nel Ferrarese: “La situazione è completamente diversa. La nostra era una base ministeriale con cancelli, l’altra un ostello. In ogni caso io non condivido la modalità di respingimento di 8 donne... è ovvio che lì si apre un capitolo e che sarebbe opportuno fare un’analisi e capire perché le persone reagiscono così. Dal mio punto di vista io sono un amministratore e devo gestire il fenomeno. Non devo scappare nè strumentalizzare”. Giorgia Gay
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