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22.02.2017 - 07:00
“Ero già stata a Montemonaco dal 26 novembre al 4 dicembre con un’altra missione, in supporto ai tecnici della Regione. Da allora a gennaio, quando sono ritornata, ho visto nelle stesse persone già conosciute in precedenza un po’ di serenità. Però mercoledì mattina, con le scosse, sono ripiombati nella paura. I visi trasformati, soprattutto gli anziani. “Non è più finita! Cosa abbiamo fatto di male? Perché tutto si è concentrato qui?” le esclamazioni che dominavano. Poi arrivavano le notizie per tv di Rigopiano: dramma su dramma”.
Questa la testimonianza di Frediana Fecchio, coordinatrice della Protezione Civile dei comuni di Cona, Cavarzere e Chioggia i cui volontari, durante la terza settimana di gennaio, hanno prestato soccorso ai terremotati nel campo gestito dalla Regione Veneto a Montemonaco, presso Casa Gioiosa. “È gente molto provata – aggiunge la coordinatrice -. Si tratta di persone che non hanno più casa, diventata inagibile. Adesso alcune di queste hanno trovato altri alloggi, lasceranno quindi Casa Gioiosa. Però continueranno a vivere sradicati dal loro vissuto”.
L’esperienza, estremamente forte e formativa per gli otto volontari del veneziano, si è svolta in un clima di proficua collaborazione, estraneo a logiche divisorie quali il diverso colore della divisa o un eccessivo senso di appartenenza alla propria organizzazione. D’altra parte non capita tutti i giorni di “trovarsi lì con le scosse, rimanere dentro con le persone, non poter uscire perché le vie d’esodo sono intasate dalla neve, i cornicioni della casa pieni di stalattiti – dichiara Frediana Fecchio, che aggiunge subito -: Però, se dovesse capitare di andare lì di nuovo, lo rifaremmo”.
Margherita Bertolo
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