L’aggressione alla quarantunenne di Bagnoli, l’arresto del responsabile (un nigeriano ospite alla base San Siro), l’infuriata dei sindaci, protagonisti di una manifestazione in piazza. L’aria era incandescente, a pochi giorni dalla visita a Treviso del ministro dell’Interno Marco Minniti. Il quale ha dunque intuito la necessità di una tappa padovana. È così che, dopo l’incontro fra il Ministro e la vittima di molestie (la seconda, per la verità) si è svolto in prefettura un vertice con il prefetto Renato Franceschelli e i sindaci Roberto Milan (Bagnoli), Gianluca Piva (Agna) e Alberto Panfilio (Cona). Quattro le azioni messe sul tavolo: una riduzione parziale dei numeri e il blocco degli arrivi; una ricerca di sedi a livello provinciale, di Città metropolitana nel caso di Venezia, e di siti capaci di ospitare dalle 100 alle 200 persone per agire fattivamente nei numeri. A ciò si unisce la volontà di portare a termine i rimpatri forzosi per quanti non otterranno lo status di profugo. Quarta e ultima azione, la costruzione di campi profughi che risolvano problema a monte. Scettico il sindaco di Cona Alberto Panfilio: “Tutto questo, ho contestato al Ministro, non porterà a nessuna soluzione per Conetta: si tratta di azioni che nell’immediato non avranno particolare incidenza”. E aggiunge: “Se dobbiamo aspettare di coglierne i frutti per alleggerire e risolvere il problema, significa che intanto serve una struttura come Conetta per fare da magazzino”. I rimpatri forzosi, infatti, implicherebbero tempi lunghi, più di un anno, “ammesso e non concesso che con il permesso sussidiario, che concede sei mesi di tempo, i clandestini spariscano anzitempo” aggiunge Panfilio. “I punti sono questi – conclude -. Non ho visto azione che possa portare a soluzioni”. A farsi promotore di un’alternativa, però, è il sindaco stesso. Il quale ha colto l’assist di un giocatore di razza, papa Francesco in persona, che a sua volta era rimasto colpito dalla relazione di Panfilio durante il convegno sull’immigrazione organizzato dalla Santa Sede. Un corridoio umanitario con l’Argentina, e in particolare con il Comune di Las Heras, città della provincia di Mendoza. La Municipalità si impegnerebbe a donare un appezzamento di terreno all’associazione No+Hambre, e questa si occuperebbe di portare i migranti in Argentina. L’unico ostacolo riguarderebbe il trasferimento. Con quali documenti è possibile mandare persone con lo status di richiedente asilo in Argentina? Un quesito che Panfilio ha inoltrato alla prefettura. Margherita Bertolo
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