Dopo mesi di attacchi e di polemiche gli ormai ex amministratori di Padova Tre, la società protagonista del “buco” da 30 milioni di euro nella gestione dei rifiuti, di fatto sfiduciati dai vertici del Consorzio Padova Sud, ricostruiscono i passaggi principali dell’anno trascorso alla guida della società tra polemiche e colpi di scena. Nicola Ferro, Massimo Zanardo e Tiberio Businaro respingono anzitutto le accuse di scarsa trasparenza e di gestione opaca della società. “La trasparenza è sempre stata una delle linee guida che ha caratterizzato il nostro lavoro- affermano - e siamo convinti che proprio per essere stati totalmente trasparenti in merito alla situazione economica della società siamo stati vittime di un gioco politico al massacro che certamente non ha come obiettivo il bene pubblico”. Uno degli aspetti più contrastati è la presentazione del bilancio. “La relazione dei revisori dei conti riportava la completa conformità contabile del bilancio. Se il presidente Baldin ritiene di dover avanzare delle azioni di responsabilità nei nostri confronti, che agisca pure. Ci piacerebbe tuttavia sapere che le azioni di responsabilità vengono proposte per danni effettivi arrecati alla società Padova Tre. Non solo noi non abbiamo arrecato nessun danno ma crediamo di avere apportato diversi benefici, e il presidente Baldin dovrebbe avere l’onestà di riconoscerlo. A questo proposito, ci fa molto piacere che le azioni immaginate per risanare la società sono esattamente quelle che il Cda revocato ha proposto e deliberato a partire da gennaio 2016 e parzialmente realizzato, come la dismissione delle attività industriali e il fatto che la società dovesse tornare a fare ciò per cui era nata, ovvero la bollettazione e la gestione del prelievo”. I tre ex amministratori mettono in chiaro quale era il loro obiettivo e richiamano anche i motivi che hanno portato alla difficile situazione attuale. “Nel corso degli anni alcuni comuni hanno pagato di meno i servizi che altri comuni pagavano invece come da concessione. Ciò è avvenuto perché questi comuni vantavano delle convenzioni particolari con il Consorzio o perché alcuni di essi non approvavano i piani finanziari al fine di tenere le tariffe più basse. Questo ha generato alcune importanti differenze di gestione, lo abbiamo denunciato più volte e per la prima volta nel 2016 come ex cda abbiamo redatto dei piani finanziari che rilevassero queste differenze di gestione. Siamo infine contenti di lasciare in eredità al nuovo cda per il bilancio 2016 il dimezzamento degli affidamenti esterni alla cooperativa Ecofficina – da 600.000 a 300.000 euro”. Infine un passaggio sulle accuse mosse agli ex amministratori riguardo i compensi.“Non abbiamo intascato nulla illegalmente Una volta acquisito il parere legale che affermava che il diritto da parte dell’ex cda di ricevere un compenso non era certo, è scattata l’immediata sospensione del compenso”.
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