Cerca

Test Miles 33

Scopri tutti gli eventi

EVENTI

Calesso sulla carenza di personale sanitario: anche il Comune si impegni

La carenza di personale sanitario potrebbe portare ad un collasso della sanità pubblica nella Aulss2, la nota di Luigi Calesso di Coalizione Civica per Treviso chiede al Comune un impegno.

"La mancanza di personale nella sanità pubblica segnalata ieri da CGIL è la conferma dei numerosi allarmi sui rischi della tenuta del sistema sanitario che in questi anni sono stati lanciati dai sindacati, dalle associazioni di tutela dei pazienti e da forze politiche (tra cui Coalizione Civica per Treviso)

Sappiamo bene che questa situazione è aggravata dal numero chiuso nelle facoltà di Medicina e dall’insufficiente numero di borse di studio per la specializzazione dei laureati, di cui sono certo responsabili i governi nazionali. Ma la Regione Veneto, ad esempio, che cosa ha fatto per finanziare più corsi di specializzazione? Poco per non dire nulla rispetto alla gravità della situazione.

Inoltre, se il problema è quello della carenza di medici e di infermieri, perché le strutture private continuano a trovare e ad assumere gli uni e gli altri? Sappiamo tutti benissimo che molti medici abbandonano le strutture pubbliche perché in quelle private troveranno ritmi di lavoro più sostenibili e una retribuzione migliore.

Va detto che i medici delle strutture pubbliche venete sono tra i peggio pagati d’Italia.

Ribadiamo, a maggior ragione dopo la denuncia della CGI, la necessità che l’amministrazione comunale si impegni a difesa della sanità pubblica attraverso la presenza del Sindaco (o del suo delegato nella Conferenza dei Sindaci dell’ULSS Marca Trevigiana e con tutti gli altri strumenti che sarà possibile utilizzare.

Non possiamo dimenticare, infatti, che la sanità pubblica nel nostro territorio subisce una crescente “concorrenza” di quella privata: l’ultimo colpo è stato la nascita di ambulatori che propongono una sorta di "pronto soccorso" privato, dopo che già erano state aperte strutture in cui opereranno come “medici di base” dei dipendenti (sia medici che infermieri) di una società privata: è la conferma che il progressivo indebolimento della sanità pubblica veneta è ormai a livelli insostenibili e che è a rischio per i veneti il diritto alla salute, inteso come accesso a un servizio sanitario universale e gratuito.

Dopo che sono stati affidati a cooperative e a “medici a gettone” interi reparti ospedalieri e perfino alcuni pronto soccorso, dopo che le liste di attesa hanno costretto i cittadini a rivolgersi alle strutture private per prelievi, analisi, visite specialistiche, ora la chiusura degli ambulatori dei medici di famiglia soprattutto nelle aree decentrate spingerà i pazienti a pagare non solo i 20 euro per farsi visitare da un medico non specializzato, ma anche l’intero costo dei medicinali, esami o visite specialistiche che questo prescriverà.

Non mancano problemi neppure sul fronte delle case di riposo le cui rette stanno aumentando in modo insostenibile per tanti ospiti e per le loro famiglie.

Per questi motivi riteniamo che l'impegno per la tutela della sanità pubblica debba essere al centro dell'attività anche dell’amministrazione cittadina".

Luigi Calesso
Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Edizione