Riceviamo e pubblichiamo la nota della consigliera comunale Carlotta Bazza sul tema della mancanza in centro città, a Treviso, di un cinema a disposizione dei cittadini
"Il 4 luglio Treviso si è candidata a capitale della cultura per il 2026: questo è ufficiale e quindi certo. Quello che rimane incerto e fumoso è l'iter per raggiungere questo prestigioso traguardo.
Lo scorso luglio ho presentato un'interrogazione in cui chiedevo spiegazioni e ragguagli sul modus operandi dell'Amministrazione riguardo alla candidatura in questione. La risposta è stata generica e molto poco dettagliata, tuttavia il Sindaco Mario Conte, ovvero l’Assessore alla cultura, dichiarava che avrebbe convocato una commissione apposita per discutere assieme a Consigliere e Consiglieri la definizione di questo ambizioso progetto.

La commissione per la candidatura di Treviso capitale della cultura è stata convocata solo il 22 settembre, tuttavia il dossier deve essere consegnato entro il 27 settembre senza darci così la possibilità di collaborare fattivamente alla definizione del progetto: troppo poco tempo per dare un contributo serio.
Riflettendo sulla possibilità di successo di questa impegnativa sfida, mi sono chiesta come Treviso possa darsi un obiettivo così ambizioso quando non dispone più di alcun cinema nel suo centro storico. Treviso vantava ben cinque sale cinematografiche dentro le mura (Hesperia, Astra, Embassy, Edison e, dulcis in fundo .... Corso) quasi tutti dismessi in questi ultimi dieci anni e trasformati in appartamenti di lusso.
Lo stesso destino potrà molto probabilmente toccare all'ormai ex cinema Corso, a meno che un imprenditore lungimirante, assennato e sensibile ai valori della cultura, non si faccia avanti per proporre una soluzione alternativa.
Ma se questa opportunità è lasciata all’improbabile manifestarsi di un Cavaliere Bianco che compaia in aiuto della città, e ce lo auguriamo di cuore, come forza politica abbiamo il dovere di chiederci soprattutto cosa possiamo fare noi, cosa può e vuole veramente fare l’Amministrazione della città.
La comunità trevigiana chiede con forza la riapertura di un cinema in città, non solo fonte di cultura e benessere psicologico per le persone, ma anche preziosa risorsa per valorizzare tutte le associazioni che contribuiscono alla vita culturale cittadina con eventi di grande spessore.
È innegabile che una sala dedicata al cinema e, in generale, al linguaggio audio-visivo, che offrirebbe grandi opportunità di aggregazione sociale e condivisione culturale, non possa mancare in una città come Treviso, a maggior ragione in vista della nostra candidatura.
Quello che può fare l'Amministrazione, per colmare questa grave mancanza, è mettere a disposizione delle persone e delle associazioni spazi per cineforum, rassegne, dibattiti e incontri culturali.
Devono essere luoghi vocati e adeguatamente attrezzati, sale da almeno 100 posti destinate specificatamente a questo fine; a costi di utilizzo accessibili per le associazioni e con un’agile iter burocratico nelle concessioni, con bonus e biglietti ridotti e agevolati per giovani e anziani.

Spazi in città ce ne sono, ma ci dovrebbe essere anche una sincera e concreta volontà a realizzare il progetto, mettendo in campo investimenti sicuri e mirati.
Penso al Bailo, per esempio, con le sue ampie sale recentemente restaurate, ma ancora vuote, dove propongo di eseguire un sopralluogo con chi di competenza, per valutare la possibilità di usufruire di alcune delle sale rinnovate, ma, ribadisco, ancora desolatamente inutilizzate.
Si aprirebbe così alla cittadinanza un museo ancora troppo poco frequentato e “vissuto”, restituendo alle trevigiane e ai trevigiani una sede prestigiosa e accogliente e offrendo un'alternativa per sconfiggere la mancanza di offerta culturale diffusa che sta drammaticamente impoverendo la città.
Abbiamo la fortuna di avere, fuori le mura, un’eccellenza della cultura cinematografica, e del cinema d’essai in particolare, come il cinema Edera, che rimane un vanto per Treviso, ma questa “istituzione” privata non basta per ambire a diventare capitale della cultura nel 2026.
Bisogna fare di più, avere volontà e visione lungimiranti, perché la cultura non può essere solo un “motore” per nutrire l'economia, ma deve essere un viatico per nutrire soprattutto i sentimenti, per superare i problemi legati al disagio e alla disgregazione sociale, in particolare giovanile, alla solitudine degli anziani, ma anche uno stimolo allo sviluppo della fantasia, della creatività e della socialità dei più piccoli, che saranno i cittadini di domani.
Non arrendiamoci alla chiusura del Cinema Corso e al suo messaggio di impoverimento culturale e sociale, chiediamo di fare di più e il tempo da oggi al 2026 non manca!