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Cronaca
21.08.2024 - 13:12
Una vita tra le montagne per l'alpinista
Luigi Baldovin, noto in paese come "Gigi dale Fede", ha lasciato un pesante vuoto nella comunità di Lozzo di Cadore. Una vita dedicata alla montagna e all'alpinismo, 80 anni e una malattia contro cui combatteva da tempo. Questo fattore, aggravato dagli effetti della pandemia, lo aveva allontanato dalla sua amata montagna, portandolo a prendere la difficile decisione di sottoporsi all'eutanasia in Svizzera, dove questa pratica è legale.
La notizia della sua scomparsa, appresa solo ieri dai suoi concittadini attraverso l'annuncio funebre, ha lasciato tutti sgomenti. Fino a pochi giorni fa, Luigi continuava a frequentare la piazza del paese, dove intratteneva cordiali conversazioni con amici e conoscenti. Era una figura conosciuta non solo a Lozzo, ma anche a Vigo, Cortina e Domegge, dove la sua vita e le sue storie di avventure in montagna erano ben note.
Luigi lascia dietro di sé un'importante eredità alpinistica. Chi lo ha conosciuto racconta della sua straordinaria capacità di prevedere le slavine e delle sue scalate memorabili, non solo nelle Dolomiti, ma anche in Europa e Africa. Tra le sue imprese più leggendarie, un viaggio in Afghanistan a bordo di un Maggiolino e la traversata di una via sulle Marmarole, con gli sci ai piedi, che lo ha reso uno dei primi a compiere quell'impresa.
La sua scelta finale, dettata dalla sofferenza e dall'incapacità di accettare un ulteriore peggioramento delle sue condizioni, ha colto di sorpresa molti amici e compaesani. L'epigrafe, esposta ieri, annuncia con sobrietà la sua dipartita e il cordoglio della famiglia: la sorella Augusta, le nipoti e i pronipoti, oltre agli amici che lo ricorderanno per sempre come un uomo legato alle sue montagne e ai suoi sogni di avventura.
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