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Boss in casa di cura
13.09.2024 - 15:13
Renato Vallanzasca (a sinistra) insieme a Francis Turatello, durante il matrimonio del primo celebrato nel carcere di Rebibbia, 14 luglio 1979
Milano, 13 settembre 2024 - Renato Vallanzasca, l'ex boss della Banda della Comasina, noto per la sua lunga carriera criminale e per essere stato detenuto per oltre 50 anni con una condanna a "fine pena mai", è stato trasferito dal carcere di Bollate a una struttura assistenziale. La decisione è stata presa dal tribunale di sorveglianza di Milano, che ha accolto l'istanza di differimento della pena presentata dai suoi avvocati, Corrado Limentani e Paolo Muzzi, a causa di una grave forma di decadimento cognitivo. La procura generale ha espresso parere favorevole.
Renato Vallanzasca è un nome che evoca immediatamente immagini di rapine, fughe spettacolari e una vita vissuta ben oltre i confini della legalità. Nato a Milano nel 1950, Vallanzasca è diventato uno dei criminali più noti e temuti d'Italia negli anni '70 e '80. La sua banda, la Banda della Comasina, ha seminato il terrore nel nord Italia con una serie di rapine, sequestri e omicidi. Arrestato più volte e protagonista di evasioni rocambolesche, Vallanzasca è stato definitivamente catturato nel 1977. Nel corso degli anni, è stato condannato a quattro ergastoli e a un totale di 295 anni di reclusione per una serie di crimini che vanno dall'omicidio alla rapina a mano armata. La sua condanna a "fine pena mai" sembrava destinata a tenerlo dietro le sbarre per il resto della sua vita.
Negli ultimi anni, tuttavia, la salute di Vallanzasca è peggiorata notevolmente. Gli avvocati Corrado Limentani e Paolo Muzzi hanno presentato un'istanza di differimento pena, citando una grave forma di decadimento cognitivo che ha colpito l'ex boss. Il tribunale di sorveglianza di Milano ha esaminato attentamente la documentazione medica e ha deciso di accogliere la richiesta, trasferendo Vallanzasca dal carcere di Bollate a una struttura assistenziale in regime di detenzione domiciliare.
La decisione del tribunale è stata supportata anche dalla procura generale, che ha espresso parere favorevole al trasferimento. Questo rappresenta un raro caso in cui un detenuto con una condanna così pesante viene trasferito in una struttura assistenziale per motivi di salute.
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