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Chiusa la fase preliminare

Morte sul lavoro a Pieve di Soligo: si conclude la raccolta di prove per l'incidente di Anila Grishaj

Tre indagati per l'incidente alla Bocon di Pieve di Soligo: ipotesi di errore umano e violazione delle norme di sicurezza

bocon

L'azienda presso la quale è avvenuta la tragedia

Si conclude la fase preliminare dell'inchiesta per la morte di Anila Grishaj, giovane operaia di 26 anni. Il tragico incidente sul lavoro presso l'azienda Bocon, specializzata nella produzione di surgelati, era avvenuto il 14 novembre 2023. Tre persone sono ora indagate per omicidio colposo e violazione delle norme sulla sicurezza: il legale rappresentante dell'azienda, un caporeparto e un collega della vittima.

Quel pomeriggio di quasi un anno fa la macchina imballatrice della Bocon si è improvvisamente bloccata. Un allarme sonoro e alcuni lampeggianti hanno segnalato il problema, richiamando l'attenzione del collega di Anila Grishaj. L'uomo, seguendo la procedura, ha avvisato la giovane operaia, che era il suo responsabile. Anila è entrata nel macchinario per risolvere il guasto, un'operazione che avrebbe dovuto durare circa mezz'ora. Le telecamere interne dell'azienda hanno ripreso ogni momento di quella tragica sequenza. Nei frame si vede Anila chinata a terra, intenta a sbloccare la macchina. Dopo circa mezz'ora, la giovane si è incamminata verso l'uscita del dispositivo, ma qualcosa ha attirato nuovamente la sua attenzione. Tornata sui suoi passi, si è abbassata esattamente nello stesso punto in cui era già intervenuta. È stato in quel momento che il braccio meccanico si è attivato, colpendola alla base del collo e schiacciandole le vertebre. La morte è stata istantanea.

Inizialmente, le indagini si sono concentrate su due possibili cause dell'incidente. La prima riguardava un malfunzionamento del sistema di sicurezza, che avrebbe dovuto rilevare la presenza di una persona nei pressi del braccio meccanico. La seconda ipotesi, poi scartata, suggeriva un errore umano da parte di Anila stessa, che avrebbe potuto dare il comando per la ripartenza del macchinario trovandosi troppo vicina al dispositivo. Tuttavia, le indagini hanno portato a una nuova ipotesi: un errore umano da parte del collega di Anila, che avrebbe premuto il bottone di riavvio del macchinario mentre la giovane era ancora all'interno. Questo errore, unito alla possibile violazione delle norme di sicurezza, ha portato all'iscrizione nel registro degli indagati del legale rappresentante dell'azienda, del caporeparto e del collega della vittima.

La chiusura delle indagini preliminari, notificata alle parti nei giorni scorsi, ha aperto un nuovo capitolo nella ricerca della verità e delle responsabilità. Il legale rappresentante dell'azienda, difeso dall'avvocato Luigi Fadalti, e il collega di Anila, assistito dall'avvocato Vincenzo Arcidiacono, avranno ora circa 20 giorni per chiedere di essere sentiti dal pubblico ministero Massimo De Bortoli o inviare una memoria difensiva scritta.

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