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Cominciano le udienze

Tragedia a Vittorio Veneto: Il Caso di Riccardo De Felice arriva in Tribunale

Un giovane di 25 anni uccide il padre in preda a un delirio psicotico. Inizia il processo a Vittorio Veneto

giudice

Immagine di repertorio

Il 16 novembre 2022, una tranquilla mattina a Vittorio Veneto si è trasformata in una scena di orrore. Riccardo De Felice, un giovane di 25 anni, ha brutalmente ucciso il padre, Francesco De Felice, con tre coltellate alla gola. Il delitto si è consumato nell'appartamento di famiglia in via Rosolen, dove il padre si era addormentato sul divano. Riccardo, in preda a una "bufera psicotica", ha bloccato la porta del salotto e ha colpito il padre con una barra per trazioni prima di infliggere i colpi mortali con un coltello da cucina.

IL PROCESSO E LE TESTIMONIANZE
Oggi, 4 ottobre, si è svolta la seconda udienza del processo a carico di Riccardo De Felice. In aula sono stati ascoltati Anna Palleschi, perito nominato dalla Corte d'Assise, e Giuseppe Salce, direttore del servizio psichiatrico della ULSS 2 di Montebelluna e consulente della difesa. Entrambi gli esperti concordano sul fatto che Riccardo, al momento del delitto, era completamente incapace di intendere e di volere. Soffriva di uno scompenso psicotico caratterizzato da "articolate alterazioni ideative a contenuto delirante". La sua mente era immersa in un personale "Truman Show", un mondo di illusioni e allucinazioni che lo ha portato a credere che il padre fosse stato sostituito da un impostore.

LA SINDROME DI CAPGRAS E IL DELIRIO
La sindrome di Capgras, di cui Riccardo è affetto, è una rara malattia mentale che induce il paziente a credere che persone a lui vicine siano state sostituite da sosia. Nel caso di Riccardo, questa convinzione si è trasformata in un incubo: credeva che il padre fosse un impostore responsabile delle presunte violenze subite dalla madre e dal fratello. Tuttavia, nulla di tutto ciò era reale. Il giovane era convinto che tutti intorno a lui fossero a conoscenza della "sostituzione del padre" e percepiva fischi come segni di scherno. Per far fronte a queste angosce, Riccardo aveva iniziato ad abusare di alcol e marijuana, sostanze che gli offrivano un temporaneo sollievo.

UN GRIDO DI AIUTO INASCOLTATO
Prima del tragico evento, Riccardo era un giovane intelligente, curioso ed estroverso. Tuttavia, il suo comportamento era cambiato drasticamente, diventando taciturno e incapace di esprimersi come un tempo. Un'amica aveva avvisato la famiglia: "Fate qualcosa, ha bisogno di aiuto". Nonostante questo avvertimento, il giorno prima del delitto, il medico di base non aveva riscontrato nulla di grave. Due giorni dopo, Riccardo avrebbe dovuto incontrare gli specialisti del centro di salute mentale, ma ormai era troppo tardi.

IL FUTURO DI RICCARDO DE FELICE
Oggi, Riccardo si trova in una comunità terapeutica nel Veronese, sottoposto a una misura di sicurezza. Grazie alle cure farmacologiche, sta lentamente recuperando la lucidità e affronta un percorso psicologico per prendere coscienza di quanto accaduto. 

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