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Autista del bus perde la testa a Treviso: "Bestie" e altri insulti contro i passeggeri

Un autista della linea 3 offende una ragazza e un disabile, scatenando l'indignazione sui social. Ganeo: "Denunciate soprusi, anche in anonimato"

bus

Foto di repertorio

Un episodio di intollerabile maleducazione e discriminazione è avvenuto martedì mattina, 10 dicembre, su un autobus della linea 3 a Treviso. Durante l’ora di punta, con l’autobus pieno di studenti e lavoratori diretti verso il centro della città, un autista ha rivolto insulti pesanti a una passeggera e a un ragazzo disabile, suscitando un’immediata reazione di sdegno sui social media.

Secondo quanto denunciato da Diego Ganeo, amministratore della pagina Facebook “Treviso Clean and Green”, l’autista ha urlato frasi come «Bestie!», «Guarda che muso che ha questa» e «Guarda questa che non capisce niente» verso una giovane passeggera, aggiungendo offese verbali anche verso un ragazzino disabile in sedia a rotelle. Il tutto mentre il mezzo pubblico era affollato a causa dell’ora di punta. «Il bus era pieno fino alla nausea, con i passeggeri schiacciati l’uno contro l’altro», ha scritto Ganeo in un post che ha fatto rapidamente il giro dei social trevigiani.

Nonostante i disagi comuni ai trasporti pubblici affollati, l’amministratore della pagina ha sottolineato che il comportamento del conducente è inaccettabile. «Il trasporto pubblico dovrebbe essere una soluzione per ridurre l’inquinamento, ma con episodi come questo mi chiedo chi voglia ancora salire su un autobus», ha commentato Ganeo. L’appello alla cittadinanza è stato chiaro: «Invito chiunque assista a soprusi simili a denunciare l’accaduto, anche in forma anonima, attraverso questa pagina», ha scritto.

La situazione ha suscitato una forte reazione anche dall’azienda di trasporto pubblico MOM, che ha ricevuto almeno tre reclami ufficiali in merito, ma il numero di denunce potrebbe aumentare nei prossimi giorni, vista la viralità del caso. Paradossalmente, nello stesso giorno, alcuni autisti hanno inviato una lettera di protesta all’azienda, lamentando la difficoltà di conciliare vita privata e lavoro, chiedendo miglioramenti delle loro condizioni.

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