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Caso Moussa Diarra: nuove rivelazioni

La morte di Moussa Diarra: escluso l'uso di alcol e droghe, indagini in corso sulle immagini di videosorveglianza

Caso Moussa: Gli Esami Tossicologici Smentiscono l'Uso di Sostanze

Il caso di Moussa Diarra, il giovane maliano di 26 anni ucciso da un colpo di pistola alla stazione di Verona Porta Nuova, continua a sollevare interrogativi. Gli esami tossicologici, recentemente resi noti, hanno escluso la presenza di alcol e droghe nel suo organismo, confermando quanto sostenuto da amici e familiari. Giorgio Brasola, membro del comitato "Verità e Giustizia per Moussa", in un'intervista al TGR Veneto, ha dichiarato che non c'era traccia di alcool e droga, né sostanze stupefacenti. 

Moussa era arrivato in Italia nel 2016, dopo un viaggio lungo e pericoloso dal Mali, passando per l'Algeria e la Libia, fino a giungere a Lampedusa. A Verona aveva trovato lavoro come operaio agricolo, un impiego regolare che gli aveva permesso di costruirsi una vita dignitosa. Tuttavia, dietro questa facciata di normalità, si celava un profondo malessere. La morte del padre, avvenuta tre mesi prima in Mali, aveva segnato un punto di non ritorno per Moussa, che aveva smesso di parlare e si era chiuso in se stesso.

Il 20 ottobre scorso, la vita di Moussa si è spezzata tragicamente. Secondo la ricostruzione ufficiale, il giovane avrebbe aggredito un agente di polizia con un coltello, provocando la reazione dell'agente che ha sparato tre colpi di pistola. Uno di questi ha colpito Moussa al cuore, risultando fatale. L'agente è ora indagato per eccesso colposo di legittima difesa, mentre la famiglia di Moussa, rappresentata dal fratello Djemanga, continua a chiedere chiarezza e giustizia.

Le telecamere di videosorveglianza presenti alla stazione di Verona Porta Nuova potrebbero fornire elementi cruciali per ricostruire l'accaduto. Due di esse hanno ripreso gli spari e la caduta di Moussa, sebbene da una visuale laterale e distante. La polizia scientifica di Padova sta analizzando queste immagini, mentre gli avvocati della famiglia Diarra lavorano a stretto contatto con i periti per una revisione accurata del materiale raccolto.

Djemanga, il fratello di Moussa, non si arrende. Presente alla stazione il giorno della tragedia, continua a opporsi alla versione ufficiale dei fatti. La comunità maliana e il comitato "Verità e Giustizia per Moussa" si uniscono a questo grido, chiedendo che venga fatta luce su una vicenda che ha lasciato un segno indelebile.

Moussa avrebbe dovuto rinnovare il permesso di soggiorno il 10 ottobre scorso, ma qualcosa lo aveva fermato. Nonostante le rassicurazioni degli amici e i tentativi di incoraggiarlo a trasferirsi altrove, aveva scelto di restare a Verona

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