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Il caso irrisolto
13.01.2025 - 17:25
La sede di Chiampo della Conceria Italia, dove Nadia lavorava
A breve sarà depositato l’esito dell’autopsia sul corpo di Nadia Chiarello, la giovane vicentina trovata morta in circostanze misteriose nel gennaio 1979. Il suo caso, archiviato per decenni, è stato riaperto dalla Procura di Vicenza dopo quasi 44 anni, portando a una nuova luce su uno dei cold case più enigmatici della città.
Il corpo di Nadia, riesumato la scorsa estate, è stato oggetto di analisi da parte di due periti, incaricati rispettivamente dalla procura e dalla famiglia Chiarello. La notizia è stata confermata dal criminologo Edoardo Genovese, che assiste i familiari della vittima insieme all’avvocato Chiara Parolin. Entrambi sono stati tra i principali promotori della riapertura del caso, avvenuta circa un anno fa.
La vicenda di Nadia Chiarello resta avvolta nel mistero. La giovane, impiegata in una conceria di Vicenza, scomparve improvvisamente nel gennaio 1979. Dopo nove giorni di angoscia, il suo corpo senza vita fu ritrovato dai familiari in un fosso nei pressi del luogo di lavoro. Le circostanze del ritrovamento e le dinamiche della sua morte non furono mai chiarite del tutto, lasciando aperte molte domande e alimentando dubbi che non si sono mai spenti nella memoria della comunità e dei suoi cari.
L’attesa per i risultati dell’autopsia è ora carica di speranza: i familiari confidano che le nuove analisi possano finalmente fare luce su quanto accaduto e restituire loro la verità che cercano da oltre quattro decenni.
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