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Cronaca
10.04.2025 - 10:17
Il prossimo 22 maggio, la Procura di Treviso chiederà il rinvio a giudizio per tre persone coinvolte nella morte di Anila Grishaj, la 26enne deceduta in un drammatico incidente sul lavoro lo scorso 14 novembre in un'azienda di surgelati. L’incidente ha scatenato un’inchiesta che ora vede tre indagati, tra cui un collega della vittima, un preposto alla sicurezza e il legale rappresentante dell'azienda.
Tra gli accusati figurano: un collega della vittima, responsabile di aver riavviato il macchinario, il preposto alla sicurezza che avrebbe dovuto vigilare sul corretto funzionamento degli impianti, e il legale rappresentante dell'azienda. Le accuse per tutti e tre vanno dall'omicidio colposo alla violazione delle normative antinfortunistiche.
Il tragico evento è avvenuto in un pomeriggio di novembre, quando un macchinario per l'imballaggio si è bloccato, facendo scattare un allarme. Anila, allertata dal collega, è intervenuta per cercare di risolvere il problema. Dopo circa mezz'ora, mentre stava per allontanarsi, la giovane operaia ha fatto un ultimo controllo, ma in quel momento il braccio meccanico si è riattivato, colpendola al collo e uccidendola sul colpo.
L'intero incidente è stato ripreso da una videocamera interna, che ha documentato l'errore fatale: la fase di manutenzione e il ritorno della vittima nella zona pericolosa. Le indagini hanno rivelato che il sistema di sicurezza del macchinario avrebbe dovuto rilevare la presenza di persone nelle vicinanze, ma questo non è accaduto.
Inizialmente si era ipotizzato un errore umano da parte della vittima, ma l'inchiesta ha escluso questa possibilità, concentrandosi su un malfunzionamento dei dispositivi di sicurezza e su omissioni da parte dell'azienda, che non avrebbe garantito adeguate misure di protezione per i lavoratori.
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