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Cronaca
07.05.2025 - 09:25
Foto di repertorio
Una condanna severa, superiore anche alla richiesta del pubblico ministero, è stata inflitta ieri a un 44enne residente in provincia di Belluno, riconosciuto colpevole di una brutale rapina aggravata ai danni di una prostituta albanese. I fatti risalgono al 28 aprile 2024, quando l’uomo aveva attirato la vittima in una zona isolata con il pretesto di una prestazione sessuale, per poi immobilizzarla, minacciarla con un accendino acceso e rapinarla.
La violenza fu inaudita: la giovane, 24 anni, fu avvolta in un lenzuolo, immobilizzata con un laccio, imbavagliata con nastro adesivo e terrorizzata con la minaccia di essere data alle fiamme. L’aggressore le sottrasse 350 euro, il telefono e i documenti. La ragazza riuscì infine a liberarsi e chiedere aiuto a un passante, in stato di choc, con i vestiti strappati e scalza.
Durante l’indagine, i carabinieri individuarono l’aggressore partendo dalla descrizione dell’auto, una Fiat Punto rossa intestata alla madre dell’uomo. Dopo appostamenti e controlli incrociati, l’arresto avvenne a Silea, dove il 44enne si era nascosto in casa di un’amica, barricato all’interno: fu necessario l’intervento dei vigili del fuoco per forzare l’ingresso.
In aula, il comportamento dell’imputato ha ulteriormente aggravato la sua posizione: nell’udienza del 29 ottobre, si era rivolto in tono minaccioso al presidente del collegio giudicante, Umberto Donà.
Il giudice ha disposto una condanna a otto anni di reclusione, il doppio rispetto ai quattro richiesti dal PM Davide Romanelli, che aveva concesso le attenuanti generiche. L’uomo era già finito in manette per simili reati: nel 2014, infatti, aveva scontato una condanna per un’altra violenza su una prostituta, avvenuta a Preganziol.
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