Alex Marangon: tra due settimane gli esiti dei test che porteranno alla verità

Il 25enne veneziano partecipò a un rito sciamanico prima di morire

Stefano Gabbiano

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08.05.2025 - 09:06

Alex Marangon

Sono attesi entro due settimane gli esiti degli esami tossicologici che potrebbero fare luce sulla tragica vicenda di Alex Marangon, il giovane barista veneziano di 25 anni scomparso tra il 29 e il 30 giugno 2024 a Vidor, durante un controverso rito sciamanico all'interno dell'abbazia di Santa Fosca. Il suo corpo fu ritrovato solo due giorni dopo, trasportato per chilometri dalle acque del Piave fino a Ciano del Montello. Al centro delle indagini, coordinate dal pubblico ministero Giovanni Valmassoi, c'è l'ayahuasca: un potente decotto sudamericano a base di piante psicoattive, bandito in Italia per i suoi effetti allucinogeni. Secondo le testimonianze raccolte – circa venti quelle ascoltate – durante la cerimonia guidata da due “curanderos” colombiani, solo uno dei partecipanti avrebbe parlato di effetti simili a visioni. Gli altri l'avrebbero definita una semplice tisana depurativa. Gli accertamenti condotti dal consulente della Procura dovranno ora stabilire non solo se Alex abbia ingerito la sostanza, ma anche in quali quantità e con quali possibili interazioni con altre droghe rilevate nel suo organismo – in particolare MDMA e cocaina – già assunte nei giorni precedenti. Una miscela potenzialmente esplosiva per la lucidità mentale e la percezione del rischio. Secondo l'autopsia del medico legale Alberto Furlanetto, Alex sarebbe precipitato volontariamente da una terrazza dell'abbazia, alta circa quindici metri. Testimoni raccontano di aver udito un urlo e poi un tonfo. Non ci sarebbero, sul corpo, segni compatibili con una colluttazione o con un trascinamento post mortem. E nemmeno impronte o percorsi sulla riva ghiaiosa che indicherebbero una movimentazione del cadavere. Una circostanza inquietante è che, quando il corpo fu cercato dai soccorritori già nella giornata di domenica, era verosimilmente ancora sul posto, nascosto alla vista sotto una terrazza e individuato solo dopo, grazie all'analisi delle immagini aeree registrate da un drone. Le piogge cadute più a monte nel frattempo avevano poi alzato il livello del fiume, trascinando via il corpo e cancellando eventuali tracce ematiche sul punto dell'impatto.

Sono attesi entro due settimane gli esiti degli esami tossicologici che potrebbero fare luce sulla tragica vicenda di Alex Marangon, il giovane barista veneziano di 25 anni scomparso tra il 29 e il 30 giugno 2024 a Vidor, durante un controverso rito sciamanico all'interno dell'abbazia di Santa Fosca. Il suo corpo fu ritrovato solo due giorni dopo, trasportato per chilometri dalle acque del Piave fino a Ciano del Montello.

Al centro delle indagini, coordinate dal pubblico ministero Giovanni Valmassoi, c'è l'ayahuasca: un potente decotto sudamericano a base di piante psicoattive, bandito in Italia per i suoi effetti allucinogeni. Secondo le testimonianze raccolte – circa venti quelle ascoltate – durante la cerimonia guidata da due “curanderos” colombiani, solo uno dei partecipanti avrebbe parlato di effetti simili a visioni. Gli altri l'avrebbero definita una semplice tisana depurativa.

Gli accertamenti condotti dal consulente della Procura dovranno ora stabilire non solo se Alex abbia ingerito la sostanza, ma anche in quali quantità e con quali possibili interazioni con altre droghe rilevate nel suo organismo – in particolare MDMA e cocaina – già assunte nei giorni precedenti. Una miscela potenzialmente esplosiva per la lucidità mentale e la percezione del rischio.

Secondo l'autopsia del medico legale Alberto Furlanetto, Alex sarebbe precipitato volontariamente da una terrazza dell'abbazia, alta circa quindici metri. Testimoni raccontano di aver udito un urlo e poi un tonfo. Non ci sarebbero, sul corpo, segni compatibili con una colluttazione o con un trascinamento post mortem. E nemmeno impronte o percorsi sulla riva ghiaiosa che indicherebbero una movimentazione del cadavere.

Una circostanza inquietante è che, quando il corpo fu cercato dai soccorritori già nella giornata di domenica, era verosimilmente ancora sul posto, nascosto alla vista sotto una terrazza e individuato solo dopo, grazie all'analisi delle immagini aeree registrate da un drone. Le piogge cadute più a monte nel frattempo avevano poi alzato il livello del fiume, trascinando via il corpo e cancellando eventuali tracce ematiche sul punto dell'impatto.