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Cronaca
27.05.2025 - 08:25
Foto di repertorio
“Non ti lascerò in pace finché non muori.” È solo una delle frasi minacciose che una donna trevigiana di 49 anni racconta di essersi sentita dire dall’ex marito, ora imputato in tribunale con l’accusa di stalking. Una vicenda dai contorni inquietanti che riporta sotto i riflettori il tema della violenza psicologica e della persecuzione domestica, anche dopo la fine legale di un rapporto.
L’imputato è un imprenditore 57enne attivo nel settore nautico del Veneziano. I due, entrambi di origine slovena, erano stati una coppia benestante, con tre figli e una vita che, in apparenza, sembrava solida. Ma sotto la superficie, racconta la donna, c’erano tensioni crescenti che col tempo si sono trasformate in maltrattamenti fisici e psicologici. Dopo l’ennesimo episodio, la denuncia e la separazione. Il divorzio è stato formalizzato nel 2018.
Tuttavia, la fine ufficiale del matrimonio non avrebbe segnato anche la fine dell’incubo. Secondo quanto emerso in aula, l’uomo avrebbe continuato per anni a perseguitarla: messaggi ossessivi, offese pesanti rivolte anche ai familiari della donna, pressioni continue. Tra gli episodi più inquietanti, la consegna – il giorno del compleanno della donna – di un mazzo di fiori appassiti lasciati sulla porta di casa. Lo stesso gesto sarebbe stato rivolto anche al legale della donna.
L’udienza si è conclusa con un rinvio al prossimo 19 giugno, quando saranno ascoltati nuovi testimoni.
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