Manca il braccialetto elettronico: in carcere per mesi nonostante la riduzione della pena

G.A., 39enne senegalese, era in prigione nonostante la misura fosse già stata attenuata. L'accusa era di spaccio e violenza sessuale

Adamo Chiesa

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09.06.2025 - 17:49

Immagine di repertorio

È tornato in libertà, anche se sottoposto al braccialetto elettronico e al divieto di avvicinamento alla presunta vittima, G.A., il 39enne senegalese accusato di violenza sessuale e cessione di stupefacenti nei confronti di una giovane donna di Conegliano. L’uomo, incensurato, era stato arrestato nel gennaio 2025 per i fatti risalenti al novembre precedente, ma la misura cautelare nei suoi confronti era stata già da tempo attenuata. A tenerlo dietro le sbarre fino al 6 giugno è stato il ritardo nella consegna del dispositivo elettronico di controllo. Difeso dall’avvocato Alessandra Nava, G.A. si è sempre dichiarato estraneo alla violenza, sostenendo che il rapporto con la 29enne, tossicodipendente, fosse stato consensuale e frutto di un accordo economico. L’uomo ha riferito che la ragazza gli avrebbe chiesto del denaro per acquistare droga e avrebbe acconsentito a una prestazione sessuale in cambio. Sempre secondo la sua versione, la donna avrebbe poi utilizzato quei soldi per incaricare un’altra persona – anch’egli di origine africana – di procurarle la sostanza stupefacente. Proprio quest’ultimo, secondo la denuncia, avrebbe successivamente abusato della ragazza, ma dalle indagini è emerso che si sarebbe trattato di un caso di scambio di persona. L’uomo inizialmente coinvolto, K.M.L., 31enne senegalese, ha negato ogni coinvolgimento davanti al giudice, sostenendo di non essere neppure a Conegliano al momento dei fatti. Le sue parole sono state confermate dallo stesso G.A., che ha escluso qualsiasi legame con lui e ha fornito agli investigatori nuovi elementi per risalire alla reale identità del secondo uomo. Dopo l’applicazione del braccialetto elettronico, G.A. è tornato a lavorare presso la sua precedente occupazione, che nel frattempo non aveva interrotto il rapporto lavorativo in attesa degli sviluppi giudiziari. Il procedimento penale nei suoi confronti resta aperto, ma la sua posizione potrebbe alleggerirsi alla luce delle ultime dichiarazioni e delle verifiche investigative ancora in corso.

Difeso dall’avvocato Alessandra Nava, G.A. si è sempre dichiarato estraneo alla violenza, sostenendo che il rapporto con la 29enne, tossicodipendente, fosse stato consensuale e frutto di un accordo economico. L’uomo ha riferito che la ragazza gli avrebbe chiesto del denaro per acquistare droga e avrebbe acconsentito a una prestazione sessuale in cambio. Sempre secondo la sua versione, la donna avrebbe poi utilizzato quei soldi per incaricare un’altra persona – anch’egli di origine africana – di procurarle la sostanza stupefacente.

Proprio quest’ultimo, secondo la denuncia, avrebbe successivamente abusato della ragazza, ma dalle indagini è emerso che si sarebbe trattato di un caso di scambio di persona. L’uomo inizialmente coinvolto, K.M.L., 31enne senegalese, ha negato ogni coinvolgimento davanti al giudice, sostenendo di non essere neppure a Conegliano al momento dei fatti. Le sue parole sono state confermate dallo stesso G.A., che ha escluso qualsiasi legame con lui e ha fornito agli investigatori nuovi elementi per risalire alla reale identità del secondo uomo.

Dopo l’applicazione del braccialetto elettronico, G.A. è tornato a lavorare presso la sua precedente occupazione, che nel frattempo non aveva interrotto il rapporto lavorativo in attesa degli sviluppi giudiziari. Il procedimento penale nei suoi confronti resta aperto, ma la sua posizione potrebbe alleggerirsi alla luce delle ultime dichiarazioni e delle verifiche investigative ancora in corso.