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Sport
06.07.2025 - 18:30
Foto di repertorio
Il Bayern Monaco torna dal Mondiale per club con più rimpianti che gloria. L’eliminazione ai quarti di finale per mano del Paris Saint-Germain ha lasciato un segno profondo, ma non quanto l’infortunio che rischia di compromettere la stagione – e forse anche il futuro – di una delle sue stelle più brillanti: Jamal Musiala.
Il giovane talento tedesco, appena rientrato da un lungo stop muscolare che lo aveva tenuto lontano dai campi per tre mesi (e costretto a saltare anche la sfida di Champions con l’Inter), ha subito una torsione impressionante della caviglia sinistra dopo uno scontro fortuito con Gianluigi Donnarumma. Le immagini dell’incidente hanno fatto rapidamente il giro del mondo: la caviglia del giocatore si gira innaturalmente, a 180 gradi, mentre i medici accorrono in campo. Musiala viene immobilizzato e trasportato via in barella, tra lo sgomento dei compagni e lo choc del portiere italiano, apparso visibilmente sconvolto.
Le notizie ufficiali, arrivate oggi dopo gli accertamenti medici, confermano i peggiori timori: frattura del perone e lussazione della caviglia sinistra. L’intervento chirurgico è inevitabile e i tempi di recupero stimati oscillano tra i quattro e i cinque mesi. Una vera mazzata per il Bayern e per la Nazionale tedesca, che conta su di lui in vista dei Mondiali del 2026.
A esprimere il dolore e la frustrazione del club è stato il direttore sportivo Max Eberl: «Il grave infortunio e la lunga assenza sono un vero choc per Jamal e per tutti noi. È fondamentale per il nostro gioco e per il ruolo centrale che ricopre nella squadra. C’è anche un impatto psicologico fortissimo, siamo profondamente dispiaciuti per lui».
Anche il commissario tecnico della Germania, Julian Nagelsmann, ha parlato di “grande choc”, ricordando quanto Musiala fosse centrale nei piani della Nazionale per i prossimi appuntamenti internazionali.
A far discutere, in Germania, è ora la scelta stessa di partecipare al Mondiale per club. “Ne valeva la pena?”, si chiedono in molti. La risposta, tra rammarico e polemiche, sembra essere sempre più un amaro “no”.
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