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Emergenza carceraria
11.07.2025 - 16:20
Thomas Piccinini di Autonomia Veneta commenta la situazione al carcere di Montorio
«Turni massacranti e carenze croniche nella casa circondariale di Montorio non possono più essere ignorati». È la denuncia lanciata dal consigliere regionale Tomas Piccinini (Veneta Autonomia), che in una nota esprime piena solidarietà agli agenti e al personale in servizio, chiedendo interventi strutturali e urgenti per affrontare quella che definisce una «situazione insostenibile».
Secondo Piccinini, la visita della UIL Polizia penitenziaria ha restituito un quadro drammatico: 630 detenuti ospitati a fronte di una capienza regolamentare di 335 posti, con appena 310 agenti operativi contro un organico necessario di almeno 420 unità. «Chi lavora ogni giorno per garantire la sicurezza dello Stato non può essere lasciato solo – afferma il consigliere –. Servono organici adeguati, maggiori tutele e il rispetto che queste donne e questi uomini meritano».
La denuncia si fa ancora più grave quando si parla di turni di lavoro estenuanti, che arriverebbero fino a 26 ore consecutive, spesso senza il pagamento degli straordinari. «Gli agenti lavorano in condizioni ambientali non adeguate, se non del tutto insalubri, con postazioni prive perfino di luce naturale – prosegue Piccinini –. Si parla tanto di legalità e sicurezza, ma poi si abbandonano coloro che ogni giorno, con professionalità e sacrificio, ne garantiscono l’effettiva tenuta».
Il consigliere regionale chiede con forza un potenziamento degli organici, interventi mirati sulle condizioni strutturali degli istituti, una migliore gestione dei detenuti con problematiche psichiatriche e l’applicazione di misure alternative alla detenzione per le categorie vulnerabili.
«Il carcere non può essere ridotto a un’emergenza permanente – conclude Piccinini –. È tempo di scelte coraggiose e responsabili che restituiscano dignità e tutela al personale penitenziario, riportando il sistema carcerario italiano a essere ciò che la Costituzione prevede: un luogo di giustizia e rieducazione, non di abbandono e logoramento».
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