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Cronaca
13.08.2025 - 10:37
Immagine di repertorio
Una festa tradizionale, un luogo di incontro, una serata d’estate: tutto avrebbe dovuto parlare di comunità e leggerezza. Invece, si è trasformata in un dramma. Un ragazzo di 17 anni è rimasto ferito a coltellate durante la sagra di San Gaetano, a seguito di una lite tra due gruppi di giovani.
Dietro il fatto di cronaca, però, si nasconde un disagio più profondo, che il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani (CNDDU) ha voluto portare alla luce con un comunicato durissimo: “Il ricorso alla violenza – si legge – non è solo una questione di ordine pubblico, ma il segnale di una crisi educativa e culturale.”
Parole, non armi. È il principio su cui si fonda l’appello del presidente Romano Pesavento, che invita scuole, famiglie, istituzioni e associazioni a farsi carico di un lavoro comune e strutturale: “Non possiamo ridurre questi episodi a fatti isolati. La scuola non può essere solo luogo di studio: deve diventare spazio di ascolto, confronto, educazione alla gestione non violenta dei conflitti.”
Il CNDDU sottolinea l’importanza di educare alla cittadinanza attiva, insegnare concretamente l’empatia, e valorizzare il dialogo interculturale, senza cedere a letture semplificate o cariche di pregiudizio.
“Una sagra non può diventare il teatro di uno scontro – conclude Pesavento – se succede, significa che qualcosa si è rotto nel nostro modo di accompagnare i giovani nella crescita.”
Da qui, la proposta concreta: avviare percorsi stabili e continuativi di educazione alla convivenza, con il coinvolgimento attivo di studenti, famiglie, educatori, forze dell’ordine e operatori sociali. Perché il vero antidoto alla violenza non è la repressione, ma una comunità che insegna a scegliere le parole prima dei coltelli.
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