Cerca

Test Miles 33

Scopri tutti gli eventi

EVENTI

Cronaca

Le contraddizioni del web: l’oscurità dietro lo schermo

Il caso Phica.net scuote l’Italia. Alessandra Moretti in prima linea contro la pornografia non consensuale generata con l’intelligenza artificiale. “È violenza, non libertà di espressione"

Le contraddizioni del web: l’oscurità dietro lo schermo

Foto di repertorio

Un sito chiuso, un danno ormai compiuto, e una ferita aperta che brucia sulla pelle di centinaia di donne. Il caso Phica.net, forum online attivo dal 2005 e recentemente oscurato, ha scoperchiato un sottobosco digitale dove l’umiliazione pubblica, il sessismo e persino l’istigazione allo stupro si sono trasformati in pratica quotidiana per una community di oltre 800.000 iscritti.

Nel mirino della piattaforma  donne di ogni tipo e notorietà, da personaggi politici a volti della televisione, passando per influencer, attrici e donne comuni. I loro volti, estrapolati da foto social, venivano manipolati grazie all’intelligenza artificiale, spogliati digitalmente, resi protagonisti di contenuti a sfondo pornografico e pubblicati senza alcun consenso.

Tra le voci più indignate e coraggiose, quella dell’eurodeputata veneta Alessandra Moretti, che ha scelto di denunciare pubblicamente l’accaduto intervenendo ai microfoni di Buongiorno Veneto, su Radio Veneto24:
«Questo non è solo un problema di privacy, ma di violenza strutturale contro le donne. È la manifestazione digitale di una cultura misogina e patriarcale che considera il corpo femminile come merce da esporre e degradare.»

Moretti, già vittima lei stessa di questa barbarie, ha annunciato azioni legali e una richiesta di intervento legislativo urgente a tutela della dignità femminile. Una posizione netta, condivisa da numerosi esponenti politici, che oggi chiedono una regolamentazione severa delle piattaforme digitali.

Quella che in molti ancora definiscono “industria dell’intrattenimento per adulti” sta assumendo contorni sempre più sinistri. Se da un lato esistono realtà professionali dove attrici e creator operano consapevolmente – come su OnlyFans – dall’altro si fa sempre più strada un ecosistema parallelo di abusi digitali mascherati da libertà d’espressione.

Phica.net non era un semplice forum. Era un punto di raccolta per contenuti rubati, alterati e condivisi con finalità umilianti. A renderlo ancora più pericoloso, la presenza documentata di minorenni tra le immagini diffuse, elemento che sposta il caso nel campo del reato di pedopornografia.

«Sotto ogni foto manipolata c’erano insulti, fantasie di stupro, incitamenti alla violenza. Questo ci dice che la violenza di genere è molto più diffusa di quanto immaginiamo. E la rete ne è solo un’estensione», ha dichiarato Moretti durante l’intervista.

Il forum, ora oscurato, era solo la punta dell’iceberg. La giornalista Mary Galati è stata tra le prime a denunciare pubblicamente la vicenda, raccogliendo in poche ore centinaia di testimonianze. La reazione dell’opinione pubblica è stata rapida, ma la necessità di norme chiare e pene severe resta irrisolta.

Attualmente, l’anonimato dei provider e la gestione da server esteri rendono complesso risalire ai responsabili e fermare la diffusione di contenuti offensivi. Ma la politica – almeno a parole – si è mossa. Alcuni membri dell’esecutivo hanno espresso la volontà di istituire nuove leggi che prevedano pene più dure e risarcimenti esemplari per le vittime.

L’onorevole Moretti ha anche sottolineato l’urgenza di un intervento culturale:
«Serve l’educazione affettiva e sessuale nelle scuole. Perché tra gli utenti di questi forum ci sono anche padri, mariti, uomini insospettabili. Dobbiamo ripartire dal rispetto, e la scuola è il primo terreno fertile.»

Una proposta concreta, che punta a formare le nuove generazioni contro la cultura dello stupro e del sessismo digitale, partendo dalle fondamenta.

In un’epoca in cui ogni click può diventare una violenza, l’indifferenza non è più un’opzione. Il caso Phica.net ha dimostrato che non si tratta di goliardia o trasgressione, ma di una violenza sistemica e pianificata, facilitata dalla tecnologia e dalla mancanza di regole.

«Dalle immagini rubate al femminicidio, il passo può essere breve – conclude Moretti – e ignorare questi segnali significa rendersi complici.»

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Edizione