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Cronaca
31.08.2025 - 12:19
Foto di repertorio
Nelle ore in cui la spiaggia è più affollata, quando i bambini corrono tra ombrelloni e giochi, una serie di segnalazioni ha acceso i riflettori su Bibione. La prontezza di alcuni genitori e bagnanti, unita al lavoro della polizia locale e alla tracciabilità digitale, ha portato all’arresto di un 40enne albanese, receptionist in un hotel, accusato di atti osceni in luogo pubblico e produzione di materiale pedopornografico. Un caso che interroga la sicurezza nei luoghi di villeggiatura e il ruolo delle piattaforme online nel traffico di contenuti illeciti.
La vicenda si è consumata a Bibione, in provincia di Venezia. Secondo quanto ricostruito dalla polizia locale del Distretto Veneto Est e riportato dal quotidiano Il Gazzettino, l’uomo si sarebbe introdotto più volte nei bagni della spiaggia completamente nudo, fotografando minori e compiendo gesti osceni. Le prime segnalazioni sono arrivate da genitori e bagnanti, preoccupati dalla condotta ripetuta e dal tentativo dell’individuo di dileguarsi dopo gli episodi.
Dopo diversi episodi e alcuni tentativi di fuga, le indagini si sono concentrate sull’analisi delle telecamere di videosorveglianza. Gli agenti sono riusciti a risalire alla bicicletta utilizzata dall’uomo e, attraverso questo indizio, a collegarlo al suo alloggio in una struttura ricettiva. Un tassello investigativo determinante, che mostra l’efficacia del coordinamento tra pattugliamenti in spiaggia e riscontri tecnologici.
Nel corso dei controlli, gli agenti hanno sequestrato lo smartphone del 40enne, rinvenendo centinaia di video e immagini di natura pedopornografica. Molti dei contenuti risultavano acquistati su Telegram, a conferma di come canali e chat criptate possano essere sfruttati per lo scambio di materiale illecito. Tra i file, anche filmati autoprodotti, in cui l’uomo comparirebbe nudo davanti a minori. Elementi ritenuti gravi dagli inquirenti, ora al vaglio dell’autorità giudiziaria.
La Procura di Pordenone ha convalidato l’arresto e disposto il trasferimento in carcere del 40enne. Considerata la presenza di minori tra le vittime, il caso è stato segnalato anche al Tribunale per i minorenni di Trieste. La fase successiva sarà scandita da accertamenti tecnici sui dispositivi sequestrati e dall’ascolto protetto delle eventuali parti offese, nel rispetto delle garanzie difensive e della presunzione di innocenza fino a sentenza definitiva.
La rapidità con cui si è passati dalle segnalazioni all’arresto dimostra che la rete tra cittadini attenti, controlli territoriali e strumenti tecnologici può fare la differenza. Allo stesso tempo, la presenza di materiale pedopornografico sui dispositivi dell’indagato, compreso quello acquistato online, ricorda quanto sia necessario affrontare il problema su più livelli: culturale, educativo e investigativo. Proteggere i più piccoli significa agire prima, con discrezione e fermezza, dove la vulnerabilità è maggiore.
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