Svolta nell’inchiesta sull’omicidio di Fatos Cenaj, 58 anni, ex agente di polizia di origini albanesi, morto dopo tre giorni di agonia in seguito a un colpo alla testa esploso l’8 giugno a Fontaniva, nell’Alta Padovana. La Procura ha iscritto nel registro degli indagati per omicidio volontario un vicino di casa della vittima, un quarantenne che abita nello stesso caseggiato di via Casoni Basse. L’uomo è a piede libero: secondo gli inquirenti non sussistono esigenze cautelari legate a rischio di fuga, reiterazione o inquinamento delle prove. È difeso dall’avvocato Simone Guglielmin.
Il possibile movente, ricostruito dai carabinieri del Nucleo investigativo coordinati dal comandante Enrico Zampolli, conduce a una lunga guerra di vicinato per l’uso degli spazi comuni e per i “confini” delle pertinenze in un cortile condiviso. Un contenzioso che, stando alle testimonianze, va avanti da almeno tre anni e avrebbe visto al centro la famiglia dell’indagato — storica residente del complesso — e più di un vicino, tra cui i parenti di Cenaj. A metà luglio, durante una perquisizione nell’abitazione dell’indagato, i militari hanno sequestrato una pistola ad aria compressa, un’arma di libera vendita ma potenzialmente letale a distanza ravvicinata. Gli accertamenti tecnici dovranno stabilire se sia compatibile con il foro riscontrato sul capo della vittima. In quella circostanza il quarantenne è venuto a conoscenza dell’iscrizione nel registro degli indagati. Decisivi, per gli investigatori, sono i filmati raccolti dalle telecamere di zona, compresi alcuni dispositivi installati dallo stesso vicino per monitorare il passaggio davanti a casa. Le immagini avrebbero immortalato gli spostamenti dell’uomo la mattina del delitto. A corroborare il quadro, le dichiarazioni di chi vive nel caseggiato: c’è chi parla di una famiglia “litigiosa”, di una madre — deceduta di recente — che aveva avviato cause con i residenti e di un figlio che avrebbe proseguito quelle contese, arrivando a delimitare con fioriere la propria area perché infastidito dalle manovre delle auto. Frequenti, dicono i testimoni, i battibecchi con il genero e la figlia di Cenaj; l’ex poliziotto, invece, veniva descritto come riservato e abitudinario. La ricostruzione dell’attacco, fondata su orari e tragitti abituali della vittima, racconta un agguato all’alba: Cenaj, che aveva difficoltà motorie e si muoveva su un triciclo, stava andando al lavoro in un maneggio quando sarebbe stato raggiunto alle spalle e colpito alla testa da distanza ravvicinata. Il proiettile sarebbe entrato sotto l’orecchio sinistro, attraversando il cranio e uscendo sopra l’occhio destro. In un primo momento i soccorsi avevano ipotizzato un infarto: solo la Tac in ospedale ha rivelato la lesione provocata da un colpo d’arma. La vittima, trasferitasi in Italia tre anni fa, è deceduta dopo tre giorni di ricovero. La famiglia — assistita dall’avvocata Alessia Clementi — ha lasciato l’abitazione di Fontaniva nelle settimane successive all’omicidio. Le indagini proseguono tra perizie balistiche, analisi sui video e approfondimenti sui rapporti di vicinato.