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Educatori delle comunità venete in rivolta per ore straordinarie non pagate e mancanza di personale

A Mestre la Fp Cgil annuncia lo stato di agitazione dei lavoratori delle strutture Girasoli, Margherite e Fatima: richieste ignorate, straordinari estivi non riconosciuti e organici ridotti al minimo

Villa Elena, foto del sindacato

Villa Elena, foto del sindacato

La Fp Cgil di Venezia ha proclamato lo stato di agitazione dei lavoratori delle comunità educative per minori Girasoli, Margherite e Fatima, gestite dall’Opera Santa Maria della Carità. La mobilitazione coinvolge 16 educatori e personale assunto con contratti a chiamata, e nasce dopo mesi di richieste di confronto rimaste senza risposta.

«Il problema principale riguarda i soggiorni estivi di giugno e luglio, durante i quali il personale ha lavorato fino a 56 ore settimanali, escluse le notti, senza ricevere il giusto riconoscimento» spiega Chiara Cavatorti della Fp Cgil Venezia. «Alcune timbrature sono state modificate con saldo negativo in banca ore e le indennità per le cosiddette notti passive non sono state pagate, nonostante fossero state promesse».

La situazione si aggrava con altre irregolarità: il tempo dedicato alle visite mediche obbligatorie e agli spostamenti per raggiungere lo studio del medico competente non è stato conteggiato come orario di lavoro.

«A tutto questo si aggiunge la carenza di personale che da inizio anno pesa sulle comunità» continua Cavatorti. «Dimissioni e assenze prolungate hanno ridotto gli organici, aumentando il carico di lavoro e lo stress per chi resta. Alcuni turni sono stati coperti da colleghi di altri servizi, ma non basta: lavorare in queste condizioni diventa molto difficile».

La Fp Cgil chiede il ripristino delle timbrature corrette, la retribuzione di tutte le ore lavorate e il pagamento delle indennità dovute, oltre all’apertura immediata di un tavolo di confronto con la Fondazione per rivedere il sistema delle notti passive e avviare un piano straordinario di assunzioni, con stabilizzazione del personale precario.

«Finché la Fondazione continuerà a negare il dialogo, i lavoratori metteranno in atto tutte le azioni necessarie. Senza risposte concrete, lo stato di agitazione sfocerà nello sciopero» conclude Cavatorti.

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