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Cronaca
21.10.2025 - 11:13
Foto di repertorio
La morte di Nora Jlassi, la quindicenne trovata senza vita lo scorso 27 gennaio 2025 in un casolare fatiscente di San Bonifacio, ha ora un possibile responsabile. A otto mesi dalla tragedia, la Procura di Verona ha chiuso le indagini: il 35enne marocchino, ritenuto il suo “fidanzato”, è indagato per omicidio colposo.
Secondo l’autopsia, eseguita dal medico legale Federica Bortolotti, Nora è deceduta per asfissia accidentale: il suo corpo è stato ritrovato avvolto in coperte, col volto rivolto verso il materasso o i tessuti, in uno stato soporoso aggravato dall’assunzione di stupefacenti e da una polmonite non curata.
Nei giorni precedenti alla morte, la ragazza aveva partecipato a festini con droga. La sera del 26 gennaio si era sentita male, ma anziché essere portata in ospedale, venne accompagnata nel casolare Ater di via Ambrosini, una struttura abbandonata, senza luce né riscaldamento, piena di rifiuti.
Con lei, secondo le indagini, c’erano due uomini: un 31enne, cugino del 35enne, e un 30enne veronese, entrambi indagati e a piede libero. I tre avrebbero consumato droga insieme a Nora nei suoi ultimi giorni di vita.
La mattina del 27 gennaio, Nora si è svegliata, è uscita per recarsi a Soave e poi è tornata al casolare. Dopo un altro consumo di droga, si è addormentata. Non si è mai più risvegliata.
Nora aveva iniziato a fare uso di droga a soli 13 anni. Era stata affidata alla comunità di San Patrignano, ma ne era fuggita. Dopo ripetute fughe da casa – l’ultima il 23 gennaio – aveva ripreso a frequentare ambienti di tossicodipendenza, passando le notti con persone più grandi di lei, spesso in condizioni precarie.
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