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Cronaca
29.10.2025 - 12:29
A segnalare il ritrovamento, risalente al 17 ottobre, è stato il Movimento Centopercentoanimalisti, che ha presentato un esposto alla Procura della Repubblica di Padova.
«Alle 13 di quel giorno, una nostra simpatizzante, durante una passeggiata lungo l’argine – nel tratto che dalla chiesa di San Michele, passando sotto la strada e la tangenziale, prosegue verso Cadoneghe, subito dopo aver percorso la passerella e risalito sull’argine – ha rinvenuto, in posizione ben visibile e a brevissima distanza dal sentiero, i corpi senza vita di tre anatre selvatiche. Una era posizionata a valle dell’argine, mentre le altre due erano in bella mostra sulla sommità».
Poco più avanti, la stessa residente ha individuato un quarto esemplare, anch’esso molto evidente e vicinissimo al passaggio, chiaramente visibile a chi percorreva il sentiero.
«I responsabili devono aver atteso che gli animali si alzassero in volo o fossero ben visibili in acqua, per poi colpirli con un’arma da fuoco, abbandonandone i corpi sul posto in quanto preoccupati di poter essere scoperti», aggiungono dal Movimento.
Il luogo del ritrovamento è completamente aperto, privo di vegetazione e ben visibile dalle abitazioni vicine.
Gli animalisti sottolineano: «Non si esclude che possano esserci altri esemplari uccisi non ancora rinvenuti. È importante evidenziare che qui non si tratta di bracconaggio: le anatre erano selvatiche e non destinate a essere raccolte».
Dal punto di vista normativo, l’episodio potrebbe configurare diversi reati penali. L’uccisione di animali protetti è punita dall’articolo 544-bis del Codice penale, che tutela gli esseri senzienti e vieta l’uccisione senza necessità e con crudeltà. Le anatre rinvenute appartengono a specie di fauna selvatica protetta, il cui prelievo, cattura o detenzione è vietato dalla legge 157/1992.
«L’uccisione di esemplari di fauna selvatica protetta lede il patrimonio indisponibile dello Stato, configurando un ulteriore danno ambientale e paesaggistico», spiegano dal Movimento. La gravità dell’accaduto aumenta considerando che è avvenuto in una zona non destinata alla caccia, vicino a centri abitati.
«Questi episodi di maltrattamento animale ledono l’interesse pubblico alla conservazione della biodiversità. La condotta degli ignoti si inserisce in un contesto di grave allarme sociale e pertanto richiede un intervento repressivo deciso per individuare i responsabili e prevenire ulteriori atti», concludono gli animalisti.
Le indagini sono ora nelle mani dell’autorità giudiziaria e il loro esito è atteso nei prossimi mesi.
Giulia Turato
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