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Cronaca
07.11.2025 - 11:31
Foto di repertorio
“Non esiste una giustizia capace di restituire ciò che è stato tolto, ma esiste la consapevolezza che la verità è stata riconosciuta”. Con queste parole Gino Cecchettin, padre di Giulia, ha commentato la rinuncia della Procura Generale presso la Corte d’Appello di Venezia all’impugnazione contro la condanna all’ergastolo di Filippo Turetta, responsabile dell’omicidio della giovane.
Per Cecchettin, la conclusione del percorso giudiziario rappresenta un momento di consapevolezza e di pace interiore: “Verrebbe naturale continuare a combattere, ma quando la guerra è finita farlo è un atto sterile. Fermarsi è segno di maturità. È tempo di trasformare la sofferenza in consapevolezza e la memoria in responsabilità”.
L’uomo, che da mesi è diventato un simbolo di impegno civile contro la violenza di genere, ha ribadito la sua scelta di guardare avanti: “L’unico modo per onorare Giulia è costruire ogni giorno qualcosa di buono in suo nome. Il dolore non si cancella, ma può diventare seme”.
Un seme, spiega, da cui far germogliare una società più consapevole e rispettosa: “Mi auguro che tutti impariamo a riconoscere e respingere ogni forma di violenza, e che la cultura del rispetto diventi un impegno condiviso, nella quotidianità e nelle istituzioni. Solo così il sacrificio di Giulia potrà generare un cambiamento reale, profondo, duraturo”.
Infine, Cecchettin ha voluto ringraziare quanti lo hanno sostenuto in questo cammino di dolore e rinascita: “L’amore per Giulia continuerà ad accompagnarmi, come una guida silenziosa, ogni giorno della mia vita”.
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