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Cronaca

Processo Cecchettin: “Riconosciuto il movente di genere”, apertura d’appello in aula bunker

Il presidente Medici definisce “singolare” la situazione; le parti rinunciano all’appello, Corte si ritira per deliberare

Processo Turetta, l’appello inizia in una “situazione singolare”

Foto di repertorio

È aperto oggi, nell’aula bunker di Mestre, il secondo grado del processo per il femminicidio di Giulia Cecchettin. Il presidente della Corte d’Appello di Venezia, Michele Medici, ha definito la situazione “singolare”, sottolineando che pochi, se non nessuno, tra i presenti aveva mai affrontato un’udienza in queste condizioni.

Filippo Turetta, condannato all’ergastolo in primo grado, era assente. Dopo che entrambe le parti hanno formalmente rinunciato all’appello e le parti civili si sono rimesse alla decisione della Corte, i giudici si sono ritirati per deliberare.

Prima dell’inizio dell’udienza, l’avvocato Nicodemo Gentile, legale della sorella di Giulia, Elena Cecchettin, ha sottolineato l’importanza del riconoscimento del cosiddetto movente di genere. “Questi uomini spesso uccidono per punire l’insubordinazione della donna che non risponde più alle loro aspettative”, ha dichiarato Gentile. L’avvocato ha definito la decisione della Corte una “grande apertura” e auspicato che l’aggravante dei motivi abietti possa essere riconosciuta in futuri casi di femminicidio, affrontando le dinamiche di relazioni tossiche che possono culminare nell’omicidio.

Gentile ha aggiunto che la memoria di Giulia sarà onorata “fuori dalle aule”, attraverso iniziative come la promozione dell’educazione affettiva e sessuale nelle scuole, sottolineando come la sentenza di primo grado abbia comunque riconosciuto la premeditazione e i motivi abietti alla base del delitto.

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