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Truffa del finto carabiniere a Cavarzere: l’allarme del sindaco e come difendersi

Allarme finti carabinieri a Cavarzere: sindaco Munari ai cittadini, chiamate subito il 112

Truffe anziani

Foto di repertorio

Una voce ferma al telefono, un titolo altisonante, la promessa di “aiutare un familiare coinvolto in un grave incidente” purché si faccia subito un bonifico. A Cavarzere sta tornando a colpire la truffa del finto carabiniere, un raggiro che punta dritto alle emozioni e alle fragilità, soprattutto degli anziani. Il sindaco Pierfrancesco Munari ha lanciato un avviso pubblico: mai fornire dati o effettuare pagamenti al telefono e, in caso di dubbio, chiamare immediatamente il 112.

Nelle ultime settimane, in città si registra una recrudescenza della cosiddetta “truffa del finto carabiniere”. Le vittime, contattate su telefono fisso o cellulare, vengono avvicinate da interlocutori che si presentano come appartenenti all’Arma dei Carabinieri, talvolta qualificandosi come “comandante” di una stazione, di una compagnia o del comando provinciale. Per rendere credibile l’inganno, i truffatori possono usare nomi reali reperiti online.

Il copione è sempre più sofisticato ma segue elementi ricorrenti: - il pretesto di un presunto incidente grave che coinvolgerebbe un familiare della persona contattata; - la richiesta di un bonifico immediato, spesso per migliaia di euro, con la falsa garanzia che la somma verrà “stornata in caserma”; - l’invito a non contattare il 112 o la caserma, invocando la “massima riservatezza”. È un classico esempio di social engineering: si sfrutta lo shock emotivo per spingere la vittima a decidere in fretta, senza verifiche.

“Questa procedura non appartiene alle modalità operative dell’Arma dei Carabinieri. Si tratta di una truffa ben organizzata” ha precisato il sindaco Pierfrancesco Munari. Secondo l’avviso del primo cittadino, le somme versate vengono trasferite all’estero, su conti non tracciabili e in Paesi che non collaborano alle indagini. Un segnale ulteriore di quanto la filiera criminale sia strutturata e pronta a far perdere le proprie tracce.

Ci sono indicatori chiari che devono far scattare l’allerta: - chi chiede denaro al telefono, anche se si presenta come appartenente alle forze dell’ordine; - la pressione a effettuare pagamenti immediati e di importo elevato; - il divieto di chiamare il 112 o di contattare direttamente la caserma; - l’insistenza sulla “massima riservatezza”. Di fronte a questi elementi, la prudenza non è diffidenza: è buon senso.


Il messaggio dell’amministrazione è netto. Non effettuare mai pagamenti o bonifici su richiesta telefonica. Non fornire dati personali o bancari. Interrompere immediatamente la chiamata se l’interlocutore chiede soldi, anche se si presenta come appartenente alle forze dell’ordine. Infine, contattare subito il 112 per verificare la veridicità di eventuali segnalazioni. Solo un controllo ufficiale può confermare o smentire quanto riferito da chi chiama.



Munari invita a diffondere l’avviso soprattutto tra familiari e conoscenti anziani, i più esposti a questo tipo di raggiri. Parlare in anticipo di questi schemi, stabilire in famiglia regole semplici (non pagare mai nulla al telefono, chiamare il 112 in caso di pressione o minaccia, contattare un parente di fiducia) è la prima barriera contro chi prova a colpire nei momenti di maggiore fragilità. La prevenzione passa dalla comunità: più circola l’informazione, meno spazio resta all’inganno.

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