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Molotov lanciate in casa di una donna: dietro il gesto intimidatorio l'ex datore di lavoro con cui la vittima era in vertenza

L’attentato risale a settembre, ora gli arresti. Dietro l’azione un ex datore di lavoro che paga un sicario per intimidire la sua ex dipendente: vuole che rinunci a una vertenza lavorativa.

Molotov lanciate in casa di una donna: dietro il gesto intimidatorio l'ex datore di lavoro con cui la vittima era in vertenza

Un Carabiniere con le molotov sequestrate

LEGNAGO (VR) – È la tarda mattinata del settembre scorso quando, in una zona residenziale di Legnago, due uomini scagliano contro la casa di una donna alcune bottiglie incendiarie, vere e proprie molotov. Una di queste attraversa una finestra aperta e finisce all’interno dell’abitazione: solo la mancanza di innesco evita che gli ordigni si incendino e provochino una tragedia. L’episodio, legato a un rancore professionale, è al centro dell’indagine dei Carabinieri di Legnago, culminata negli arresti del 19 novembre — notizia resa nota martedì — di tre veronesi accusati di ordigni incendiari e tentata estorsione aggravata.

La vittima, sotto shock, allerta i Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile, che avviano un’indagine serrata analizzando testimonianze e filmati della videosorveglianza cittadina e dei paesi vicini. L’incrocio dei dati porta rapidamente a tre sospetti.

Gli elementi raccolti vengono inviati alla Procura di Verona, che ottiene dal GIP un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per i tre indagati, accusati — a vario titolo — di fabbricazione e porto illegale di ordigni incendiari e tentata estorsione aggravata.

Il movente ricostruito dagli investigatori è inquietante: il mandante sarebbe un 55enne, ex datore di lavoro della vittima, che non avrebbe accettato l’esito negativo di una vertenza lavorativa. L’uomo avrebbe pagato 4.000 euro a un 52enne e a un 62enne per lanciare le molotov e intimidire la donna affinché rinunciasse al credito richiesto.

Il 19 novembre i Carabinieri hanno eseguito le misure cautelari, arrestando i tre e trasferendoli nel carcere di Montorio. Le indagini proseguono per chiarire eventuali altri coinvolgimenti e ricostruire completamente la dinamica dell’intimidazione.

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