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"Elio Armano: un viaggio artistico tra terracotta e simbolismo nella celebrazione dei suoi ottant'anni

Un viaggio tra arte e sensibilità: l'universo di Elio Armano celebrato a Padova

"Elio Armano: un viaggio artistico tra terracotta e simbolismo nella celebrazione dei suoi ottant'anni

Elio Armano, artista di rara sensibilità, è celebrato dai Musei Civici di Padova attraverso una mostra antologica in occasione del suo ottantesimo compleanno. Grazie al supporto della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, l'esposizione, una vera e propria "antologia di terracotta", mette in luce il profondo legame di Armano con questo materiale, antico ma ricco di fascino, che ha saputo trasformare nei decenni in paesaggi, figure, teste forate e "bottoni cosmici", mescolando sapientemente rappresentazione e simbolismo.

Curata da Stefano Annibaletto e Francesca Veronese e ospitata negli spazi del Museo Archeologico, la mostra offre un inedito dialogo tra le terrecotte di Armano e quelle dell'antichità romana, nonché con altri reperti storici. Elio Armano, nato il 4 aprile 1945 a Padova, si è formato presso l'Istituto d'arte Pietro Selvatico. Successivamente si iscrisse all'Accademia di Belle Arti di Venezia, dove fu allievo di Alberto Viani dal 1965 al 1969, grazie a una borsa di studio concessa dall'Università di Padova.

Nel 1967 fu premiato per la scultura dall'Opera Bevilacqua La Masa. In quegli anni collaborò come scenografo e costumista con il Teatro popolare di ricerca di Padova, realizzando numerosi gessi che furono esposti in varie mostre per poi essere distrutti. Successivamente, si dedicò alla creazione di bronzi, alla litografia e all'incisione, frequentando personalità di spicco come Tono Zancanaro, Augusto Murer, Andrea Zanzotto e Mario Rigoni Stern. Il suo impegno politico lo portò a diventare sindaco di Cadoneghe, dove coltivò un forte interesse per l'architettura e l'urbanistica, accogliendo molte figure rilevanti della cultura.

In questo periodo riprese le sue attività artistiche, focalizzandosi su "giardini" e "paesaggi" in terracotta e maiolica. In seguito, fu eletto consigliere regionale per il Veneto e vicepresidente del Consiglio regionale. Dal 1998 tornò a dedicarsi interamente alla scultura, trasformando la casa natia alla Stanga a Padova nel suo studio. Continuò a produrre terrecotte, sculture in ferro, legno e ceramica, e le sue opere furono esposte in mostre a Venezia, Feltre, Sorano, Pieve di Soligo e Teolo.

Scoprì anche Marrakech, rimanendo affascinato dai colori e dagli stilemi dell'arte islamica. "Elio Armano ha offerto alla nostra città due opere di speciale, cristallina eloquenza", afferma l’assessore alla cultura Andrea Colasio. "Il Giardino dei Giusti del mondo a Terranegra e il 'segno’ dedicato al giovane Palladio, inserito nel lungo argine in muratura nei pressi di via della Paglia. Entrambi questi lavori possiedono, pur in scala diversa, una evidente qualità architettonica".

La mostra al Museo Eremitani presenta una serie di straordinari "Giardini in scatola", risalenti agli anni '70, in cui complessi intersecamenti di vegetazione vengono magistralmente inclusi in una scatola prospettica ispirata alla pittura di Francis Bacon. Tutte le opere esposte oscillano tra segno geometrico, forma astratta e tentazione figurativa, includendo elementi quali "Edicole votive", "Rilievi", "Paesaggi" collinari e rituali, e una varietà di teste simbolicamente traforate, che rappresentano i condizionamenti della cultura di massa.

Il "Bestiario", perturbante, circonda, nell'ombra, un antico idolo mesopotamico del IV millennio a.C. La magnifica "Città", dai palazzi di sapore africano, evoca l'utopia di Tommaso Campanella, offrendo al contempo uno spazio di differenze e contrasti umani. In occasione dell'esposizione, viene presentato anche "Uomo macchina", un gesso realizzato da Armano nel 1964, uno dei suoi lavori più emblematici, recentemente donato alla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo e fuso in bronzo presso la Fonderia artistica Stefan di Carbonera (TV). Entrambe le sculture sono esposte grazie alla disponibilità della Fondazione.

"Come accade in questi casi", conclude Andrea Colasio, "allineare le opere di una vita intera consente di formulare sguardi retrospettivi capaci di inserirle in un unico racconto. Ne scaturisce la storia di un artista di forza singolare, che ha intrecciato arte e politica, conferendo ad entrambe il medesimo senso di responsabilità".

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