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Al Glamping Canonici di San Marco
19.12.2025 - 11:30
Ombre e nebbia hanno davvero avvolto Mirano, e non solo per la stagione. L’Autunno, con il suo giallo di foglie e il rosso del fuoco, hanno fatto da palcoscenico a un'iniziativa culturale che ha unito vino, libri e memoria. Al Glamping Canonici di San Marco, nell’Antico Stalo appena restaurato, si è svolto infatti nelle scorse settimane “Ombre e Nebbia”, un aperitivo letterario davanti al caminetto che hanno rimesso in circolo il gesto antico del filò, la conversazione lenta e condivisa. Ideato e condotto dallo scrittore Paolo Tonello, l'evento ha chiamato a raccolta lettori, curiosi e appassionati di gialli, offrendo calici e storie alla luce bassa delle braci. Il debutto di sabato 22 novembre ha portato in stalla Serena Cappellozza con “Il valore delle cose”, edito da Sellerio. Nel dialogo con Tonello, l’autrice ha accompagnato il pubblico all'interno di una trama dove l’indagine si intreccia alla biografia, e la sua protagonista, Mirna Pagani, ha sfilato come un filo teso tra i doveri del mestiere e i nodi della vita. A fine incontro, dediche e scambi hanno prolungato la conversazione oltre l’orario, dentro un brusio fitto di domande e memorie.

Giovedì 27 novembre Fulvio Ervas sarebbe dovuto tornato anch'egli a Mirano con “L’insalvabile” per i tipi di Marsilio. Purtroppo l'appuntamento con lo scrittore inventore dell'Ispettore Stucky è saltato all'ultimo. Nella sua ultima fatica, l’autore ha riportato al centro Luana Bertelli, poliziotta di Marghera. Tra le pieghe del racconto appaiono paesaggi industriali e acqua grigia, ma anche la perseveranza di una donna che comanda con fermezza e sa esporsi alla fragilità. Il pubblico ha seguito il filo degli indizi come si segue un gesto domestico: ripetuto, misurato, tenace. “Ombre e Nebbia” ha dichiarato fin dal titolo la sua doppia anima: nel veneziano, le ombre del vino; nel giallo, la foschia del mistero. Il rimando al filò contadino — quando la sera ci si radunava in stalla a scaldarsi con il tepore degli animali, filando e raccontando — ha offerto la chiave dell'iniziativa.
Lì infatti dove un tempo le donne filavano lana e storie, ora si sono filati indizi, con nuove protagoniste: ispettrici che reclamano il proprio nome al femminile, determinazione nel comando e capacità d’amare. Tra caminetto e bicchieri, la tradizione è risorta senza scenografia: per contiguità di gesti, per tessitura di voci. Anche il “filo” organizzativo ha viaggiato lontano. Da Palermo è arrivata la concessione del logo Sellerio, che ha affiancato la copertina blu di Cappellozza a nomi come Montalbano, Schiavone e Monterossi; da Venezia. Alla fine, la stalla restaurata ha restituito allo sguardo il cambiamento di un secolo: il lavoro invisibile delle donne, la loro fatica di tenere insieme casa e professione, il passo avanti di protagoniste che indagano il mondo senza smettere di abitarlo.
Uscendo nella foschia, con in tasca una dedica e in mente una trama, i presenti hanno avuto la sensazione che il giallo, a Mirano, avesse davvero il colore dell’autunno. E che, almeno per due sere, il mistero fosse stato un modo condiviso di stare vicini.
Riccardo Musacco
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