Candidati a confronto. Nicolò Rocco è il candidato sostenuto dal Terzo Polo
Nicolò Rocco è il candidato del Terzo Polo. Capogruppo uscente di Azione in consiglio comunale, è entrato per la prima volta a Palazzo dei Trecento nel 2013, eletto nelle fila del Partito Democratico a sostegno di Giovanni Manildo. Trentatré anni, partner di una società benefit che assiste le aziende nei processi di trasformazione sostenibile, da sei anni è licenziatario e presidente di TEDxTreviso. È il più giovane dei sei aspiranti alla carica di sindaco.Nel corso degli anni la pedonalizzazione del centro storico è sempre stata tra le questioni rilevanti delle campagne elettorali, ma finora ai dibattiti non sono seguite azioni decisive da parte delle amministrazioni che si sono susseguite. Qual è la sua posizione sul tema? “Penso che la pedonalizzazione delle città sia un processo irreversibile dettato dall’innovazione tecnologica e dagli stili di vita, ma va governato altrimenti fa rima con desertificazione. Il mio obiettivo è che fra vent’anni al posto del Put esterno ci sia un parco verde circolare che collega centro e quartieri sul modello di Lucca, ma per realizzarlo si parte dal potenziamento dei parcheggi e del trasporto pubblico. Pedonalizzazione per me significa programmazione, lavoro per stralci. Facendo finalmente un multipiano al Cantarane potremmo rimuovere i sessanta stalli a raso di piazza Duomo e completare la chiusura al traffico dell’area medioevale di Treviso. Però prima viene il park, poi va decisa la vocazione della nuova piazza con il suo abbellimento funzionale e per ultima arriva la pedonalizzazione. Se chiudiamo senza aver prima ragionato sui servizi e sulla fruibilità delle aree, la pedonalizzazione diventa un vantaggio solo per chi già vive in centro e noi dobbiamo pensare a tutti. Mi convince anche la filosofia della pedonalizzazione a fisarmonica, ovvero aprire e chiudere sulla base dei giorni della settimana, dei periodi dell’anno e della destinazione delle piazze. Se diventerò sindaco mi piacerebbe incontrare il primo cittadino di Pontevedra, città citata come esempio di pedonalizzazione, per studiare il loro modello. Che comunque prevede flessibilità sugli accessi”. Grande viabilità: quarto lotto della tangenziale e Terraglio est sono le infrastrutture risolutive per la mobilità cittadina? “Il quarto lotto è fondamentale per alleggerire San Giuseppe e Monigo. Sul Terraglio est c’è l’incognita della Cittadella della Salute. Incognita perché da una parte bisogna capire se una porzione dell’ex deposito Mom potrà essere utilizzata per parcheggi, in parte perché la sanità è in evoluzione e molti servizi si stanno spostando sul privato. Per completare il piano della viabilità servirebbero però altri quattro ingredienti: la liberalizzazione dell’A27, un piano serio per eliminare gli spostamenti in macchina entro i 3 chilometri potenziando le ciclabili, un potenziamento degli autobus che sarà possibile solo con due milioni di euro di fondi aggiuntivi, tanti piccoli interventi di mitigazione. Per scrivere il programma ho incontrato l’architetto Rizzon, padre del Put, che oggi vede in gran parte un traffico di attraversamento come fosse una tangenziale. Il Put era il 10% del suo piano, sono mancate tutte le altre opere come le rotonde in Strada Ovest o una grande rotonda a Fiera al bivio tra Silea e Carbonera”. In un territorio provinciale fortemente turistico che ruolo deve spettare a una città di cultura qual è Treviso? Quali sono le sue proposte? “Innanzitutto dobbiamo avere un auditorium modulabile. Siamo la città del festival diffuso ma non abbiamo uno spazio capace di ospitare rassegne, concerti o convegni da mille persone in su. Lo vedrei bene in Dogana per non consumare suolo nella realizzazione, oppure alla Salsa dopo aver valutato l’impatto dei diversi progetti sul quartiere. Poi dobbiamo tornare ad ospitare grandi mostre. Che siano funzionali al patrimonio storico della città, ma dobbiamo uscire dalla logica per cui una grande mostra viene vista in contrasto al patrimonio cittadino. Palazzo Roverella a Rovigo fa cose eccezionali, di richiamo e di qualità, Treviso non può essere da meno. Il mio obiettivo però è avvicinare i giovani alla cultura. Apriamogli il chiostro di Santa Caterina una volta a settimana e lasciamo che organizzino mostre, concerti e visite notturne. Nel 2026 voglio che Treviso sia Capitale italiana della Cultura”.
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