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Dalle stelle di Chioggia alle luci di Osaka: la scuola Cavanis all’Expo 2025

Giacomo Volpato presenta "One-click stars", il telescopio newtoniano

la scuola Cavanis all’Expo 2025 di Osaka

Dal 5 al 12 ottobre la scuola Cavanis ha vissuto un'esperienza che resterà tra le più luminose della sua storia: la partecipazione alla Missione Osaka 2025, organizzata dalla Fondazione della Frera con il contributo della Scuola Centrale di Formazione, dove un pool di start-up e scuole ha presentato 24 progetti innovativi selezionati tra circa 5000 proposte candidate. Un viaggio di crescita, scambio e orgoglio che ha portato lo studente Giacomo Volpato fino al Padiglione Italia dell’Expo 2025 di Osaka, davanti a un pubblico internazionale, per raccontare “One-click stars”, un progetto che nasce tra i banchi e i laboratori di Chioggia e arriva dritto al cuore dell’innovazione tecnologica mondiale.

“Presentare questo lavoro al mondo, nel contesto dell’Expo, è stato emozionante. Non solo per la qualità tecnica del progetto, ma per il suo significato profondo: unire formazione, innovazione e passione per la scienza in un’esperienza educativa concreta e condivisa”, racconta Vincenzo Giannotti, Direttore della Fondazione Cavanis, con quella soddisfazione che viene dalle cose fatte bene e fatte insieme. Perché “One-click stars” non è un progetto calato dall’alto, non è l’idea di un’azienda o di un consulente esterno: nasce dentro la scuola, nei laboratori, dove con un finanziamento della Presidenza del Consiglio dei Ministri è stato costruito un osservatorio astronomico completo. Non un osservatorio qualsiasi: una struttura con tetto scorrevole e un telescopio newtoniano da 400 mm f/4, progettato e realizzato in ogni sua parte all’interno della scuola, pezzo per pezzo, dai ragazzi stessi insieme ai loro docenti.

Ora, con “One-click stars”, stanno compiendo il passo successivo: rendere possibile la remotizzazione del telescopio, consentendo di governarlo e osservare il cielo da qualsiasi luogo del mondo, con un semplice click. È la democratizzazione dell’astronomia, è la scienza che diventa accessibile, è la didattica che smette di essere teoria e diventa esperienza reale, tangibile, condivisibile. Ed è anche un messaggio forte: che una scuola può fare ricerca vera, può costruire strumenti veri, può competere a livello internazionale senza perdere la propria identità territoriale. Anzi, proprio partendo da quella.

La missione giapponese non è stata solo presentazione e padiglioni. È stata anche scoperta culturale, immersione in un mondo lontano eppure così incredibilmente vicino nei valori di rigore, rispetto e cura del dettaglio. “Da Kyoto, con i suoi templi, i giardini e la calma antica, alla moderna Osaka, città di luci, tecnologie e vitalità. Due volti del Giappone che, insieme, hanno ispirato a noi stessi e a tutti i partecipanti un senso nuovo di apertura e meraviglia”, spiega Giannotti. È questo il bello dei viaggi di formazione veri: non torni uguale a come sei partito. Torni con domande diverse, con uno sguardo più largo, con la consapevolezza che il mondo è più complesso e più affascinante di come lo immaginavamo stando fermi.

E quando una scuola riesce a portare i propri studenti fino a Osaka, a farli salire su un palco internazionale, a farli raccontare in inglese davanti a esperti, investitori, delegazioni straniere il loro telescopio costruito a mano, allora significa che quella scuola sta facendo qualcosa di giusto. Significa che non sta solo preparando ragazzi a rispondere a test o a compilare moduli, ma li sta formando come persone capaci di pensare, costruire, presentare, dialogare. Li sta rendendo cittadini del mondo senza strapparli dalle loro radici.

“Tornati a casa, portiamo con noi un’esperienza formidabile e la consapevolezza che la nostra scuola può davvero costruire ponti tra i sogni e la realtà, tra il sapere e il fare, tra il nostro piccolo osservatorio e il resto del mondo”, conclude Giannotti. Ed è proprio questo il punto: i ponti. Perché una scuola che funziona non è una fortezza chiusa, è un ponte. Tra generazioni, tra discipline, tra territorio e mondo, tra cielo e terra. E la Fondazione Cavanis, con le sue stelle remotizzate e i suoi ragazzi proiettati verso Osaka, quel ponte lo sta costruendo davvero, un click alla volta.

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