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Università di Padova
02.07.2025 - 18:17
Dal 7 ottobre, data che ha visto l’attenzione mediatica mondiale spostarsi sul genocidio della popolazione palestinese perpetuata dal governo israeliano, sono passati oltre due anni e mezzo. In questi due anni e mezzo abbiamo visto la popolazione civile di tutto il mondo schierarsi in difesa del popolo palestinese, a cui le istituzioni hanno progressivamente dato seguito con prese di posizione ufficiali. Ora anche a Padova, la mozione passata all'unanimità in Senato Accademico prevede uno stop a nuovi accordi con Israele, ma per gli studenti di Udu questo è solo un primo passo.
Così dopo più di un anno di trattative e contestazioni, la governance di Ateneo riapre il dibattito sugli accordi tra l'Ateneo e le università israeliane tramite una mozione presentata in Senato Accademico dopo mesi di tavoli di confronto con i rappresentanti degli studenti di UDU. Ad ora, la mozione prevede che, finché l'IDF continuerà a perpetrare ostilità nei territori palestinesi occupati, Unipd non rinnoverà gli accordi attualmente validi e non ne firmerà ulteriori.
Non era mai successo che una mozione passata in Senato vedesse UNIPD esporsi così esplicitamente, ma per gli studenti le complessità sono chiare e le spiegano anche in un video: questo è solo un piccolo passo rispetto a ciò che l'ateneo dovrebbe fare.
Ecco allora le parole di Paola Bonomo, presidente del consiglio studentesco e senatrice accademica. "Con la mozione approvata dal dipartimento SPGI pensavamo si potessero prendere scelte più coraggiose" e continua - "Nonostante siamo forse la prima università in Italia a prendersi realmente questo impegno, questa mozione si limita a non firmare nuovi accordi, senza però toccare quelli attualmente in vigore. Questo non può bastarci vista la complicità dell'apparato universitario israeliano con il comparto militare che abbiamo documentato anche attraverso una lettera che abbiamo chiesto venisse messa agli atti dall'università. Ci sono università che sono state letteralmente basi per i soldati dell'IDF, mentre altre che hanno contribuito alla realizzazione di armamenti e altre ancora che producono studi per isolare sempre di più la popolazione palestinese. Non possiamo tollerare tutto ciò, e dopo due anni e mezzo di genocidio la posizione di Unipd rischia di essere debole e tardiva. Inoltre, non sapendo quale sarà la situazione nella Striscia di Gaza e negli altri territori palestinesi occupati illegalmente da Israele, aspettare la fine degli accordi per valutare se non rinnovarli non può bastare: la necessità di prendere provvedimenti verso Israele e sostenere la comunità palestinese è una necessità di oggi, non del domani. Per questo motivo, continueremo a riempire le piazze e a richiedere la sospensione degli accordi.”
Il posizionamento degli studenti è rimarcato in una dichiarazione formale aggiunta al verbale della seduta, in modo da ricordare che la comunità studentesca richiede provvedimenti molto più forti di quelli fatti dall'Ateneo.
Aggiunge il coordinatore di Udu Padova Marco Nimis: "Un anno fa una discussione del genere non sarebbe stata nemmeno immaginabile all'interno del Senato Accademico, è triste pensare che siano serviti più di 50000 morti per attivare la nostra università in questo modo. La richiesta per noi resta chiara, lo stesso peso etico che l'università sente nel non rinnovare nuovi accordi deve essere applicato anche a quelli già in vigore. Non è più una questione di rapporti accademici da difendere per creare ponti di comunità, democrazia e contaminazione culturale. Mantenere questi accordi significa legittimare enti accademici che sostengono in modo più o meno diretto un genocidio. L'università non si rende conto che è proprio nella mancanza di coraggio che porta a non recidere gli accordi in vigore che si rischia di indebolire il ruolo accademico di difesa della democrazia. Continueremo a lottare dentro e fuori gli organi di rappresentanza, questo è solo un primo passo.”
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