Il Paese cade a pezzi, è geologicamente in bilico in molte regioni italiane, là dove c’è stato il terremoto va ricostruito tutto. Basta finanziare l’edilizia di restauro della città dell’Aquila e centinaia di persone saranno impiegate. Di cosa stiamo parlando allora? Di qualcosa che viene taciuto. Possiamo fare qualcosa? Legambiente ci prova e insegna a noi cittadini che abbiamo il potere di parlare, proporre. L’associazione ambientalista non si limita a dire no al Ponte sullo stretto ma spiega, dati alla mano, che sarebbe preferibile altro. E presenta alla camera dei deputati in questi giorni, una finanziaria green, con interventi fattibili e nell’interesse generale, che non prevedono nuove tasse o nuovo debito pubblico. Si tratta di 15 proposte per la prossima finanziaria grazie alle quali potrebbero essere risparmiati anche 2 miliardi di euro l’anno. Gli interventi identificati da Legambiente riguardano economia circolare, beni comuni, riqualificazione edilizia, manutenzione del territorio, clima e mobilità sostenibile. Termini e valori che fino a poco tempo fa erano tesoro della sinistra, quella sinistra che con forza si era opposta al #ponteBerlusconi! Quindi, abbracciando anche solo alcune di queste proposte, Renzi potrebbe andare a nozze col suo “popolo elettore” e mostrare davvero quel coraggio da leoni che ha venduto a tutta l’Italia quando incitava alla rottamazione. Per ottenere questi risparmi, spiega Legambiente, “bisogna cancellare rendite e privilegi, non più ammissibili, di cui beneficiano coloro che gestiscono cave, acque di sorgente, concessioni balneari, estrazione di gas e petrolio”, infatti in questo Paese “costa molto poco estrarre questi beni comuni”, fa notare Rossella Muroni, presidente di Legambiente. Per questo l’associazione, tra le varie proposte, chiede anche di fissare un canone minimo in tutta Italia per l’attività estrattiva, eliminare le esentazioni dalle royalties sulle trivellazioni, penalizzare lo smaltimento in discarica in favore del riciclo, adeguare i canoni per le concessioni balneari e quelli per i prelievi delle acque minerali. Interessi e privilegi. Forse si tratta solo di questo. Anche nel caso del Ponte: gruppi finanziari di potere che tengono in mano il governo e pretendono che i cantieri per il ponte almeno vengano aperti. Poi che si faccia o no l’opera, conta meno. Se questa non fosse fantascienza dovremmo davvero preoccuparci. Ma forse ha ragione il mio amico: era solo una boutade l’idea del #PonteRenzi, un modo per distrarre le folle da qualcos’altro. Ma cosa? Germana Urbani Direttore de "La Piazza"
Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter