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Referendum, “santificare” la Storia o riformare lo Stato?

germana direttoreOccorre, dunque, valutare bene i due atteggiamenti che si scontrano e si confrontano in questo periodo di campagna referendaria. Molta parte di chi voterà sì lo farà per il desiderio di riformare finalmente lo Stato o almeno col desiderio di provarci; allo stesso modo chi voterà no lo farà anche per conservare la Costituzione così com’è, quasi fosse sacra, perché frutto del lungo e ponderato lavoro delle madri e padri costituenti. Uno dei punti centrali della riforma che andremo a votare, riguarda la modifica dell’articolo 55 della Costituzione, ovvero la norma che definisce la composizione e il ruolo del Parlamento diviso tra Camera e Senato. Il “nuovo” articolo 55 previsto dalla Riforma si amplia, rispetto a com’è ora, affermando che le leggi che stabiliscono le modalità di elezione delle Camere promuovono l’equilibrio tra donne e uomini nella rappresentanza. Ribadisce che ciascun membro della Camera dei deputati rappresenta la Nazione, è titolare del rapporto di fiducia con il Governo, esercita la funzione di indirizzo politico, legislativa e di controllo dell’operato del Governo. Da ultimo dice che Il Senato della repubblica rappresenta le istituzioni territoriali ed esercita funzioni di raccordo tra lo Stato e gli altri Enti costitutivi della Repubblica e spiega le nuove funzioni. Chi vota sì vede favorevolmente il fatto che si dia rappresentanza agli enti territoriali in Parlamento dando loro un potere diretto più forte di quello di cui godono oggi le Conferenze Stato-Regioni. Inoltre si esprime la parità di genere come principio costituzionale. Chi sostiene le ragioni del no pensa che, se un Senato rimane, deve essere eletto dai cittadini e il testo della riforma non specifica come saranno nominati i futuri senatori. Inoltre si tira in ballo il tempo e ci si chiede ma come possa fare un sindaco o un consigliere regionale a Sedere in Senato e a seguire ben l’Ente in cui è stato eletto. Credo che a noi cittadini sia richiesta serietà e che il nocciolo della questione si possa ridurre a: restiamo come siamo, ci va bene, o proviamo a cambiare qualcosa?
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