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Cronaca

Escursionista cilena dispersa sul Monte Pasubio: recuperata nella notte dal Soccorso Alpino

Una trentenne cilena si allontana dai compagni durante un'escursione sul Monte Pasubio, ritrovata illesa nella notte

Monte Pasubio

Il Pasubio è un massiccio montuoso sito al confine tra Trento e Vicenza.

Un'escursionista cilena di 30 anni, che si era allontanata dai compagni durante una camminata sul Monte Pasubio, è stata recuperata nella notte dal Soccorso Alpino. L'episodio, avvenuto il 7 agosto 2024, ha tenuto con il fiato sospeso i soccorritori e i compagni di viaggio della donna, un 42enne vicentino e un'altra cittadina straniera.

UN'ESCURSIONE CHE SI TRASFORMA IN UN INCUBO
L'escursione era iniziata con entusiasmo e spirito d'avventura. Il gruppo aveva intrapreso la discesa verso valle dal Rifugio Papa lungo il Voro d'Uderle, un tracciato noto per essere impegnativo, poco segnato e scivoloso, con tratti attrezzati che richiedono l'uso di catene per superare i punti più tecnici. Tuttavia, la situazione è rapidamente degenerata quando la donna ha deciso di separarsi dai compagni. Arrivati alla parte più tecnica del percorso, la trentenne cilena ha comunicato ai suoi compagni di non sentirsi in grado di proseguire e di voler tentare un percorso alternativo. Purtroppo, la donna era priva di cellulare e pila, e indossava calzature inadeguate per affrontare un sentiero così complesso. Una scelta che si è rivelata estremamente rischiosa.

L'ALLARME E L'INTERVENTO DEL SOCCORSO ALPINO
Quando la donna non si è presentata alla macchina, i compagni hanno immediatamente contattato il Rifugio Papa, facendo scattare l'allarme. Dieci soccorritori sono partiti sui vari percorsi della zona, mentre i carabinieri hanno avvisato che dei ragazzi, da un campo scout nelle vicinanze, avevano sentito grida di aiuto nella zona del Voro d'Uderle.

IL RITROVAMENTO
Dopo una mezz'ora di cammino, i soccorritori hanno ritrovato la donna, un centinaio di metri fuori sentiero. Era illesa, ma visibilmente impaurita, stanca e con dolori alle ginocchia e alle mani, probabilmente a causa di qualche scivolone. Dal suo racconto, emerge che aveva cercato di risalire, ma temendo l'approssimarsi del buio, si era rassegnata ad affrontare il tratto attrezzato. Aveva chiamato a voce i compagni, ma ormai distanti, non l'avevano sentita. Quando è scesa la notte, la donna si è fermata, consapevole dei pericoli di proseguire al buio senza attrezzature adeguate. L'intervento del Soccorso Alpino si è concluso verso mezzanotte e mezza, fortunatamente nel migliore dei modi. La trentenne è stata riportata al sicuro, con un grande sospiro di sollievo da parte di tutti.

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