Dottor Manfrini, che cos’è l’Ictus?“E’ un danno acuto al cervello, dovuto alla rottura di una arteria (ictus emorragico) o alla chiusura (ictus ischemico).in quest’ultimo caso, più frequente, la chiusura può riguardare una delle grosse arterie del collo (carotidi o vertebrali), oppure una arteria più piccola, all’interno del cervello. La chiusura di una delle grosse arterie avviene più spesso a causa della lenta progressione di accumuli di grassi e calcio all’interno dell’arteria stessa, la così detta placca aterosclerotica.l’ostruzione delle arterie più piccole, intracraniche, avviene più frequentemente a causa di frammenti che si staccano dalle placche, causando quella che e’ comunemente conosciuta come embolia cerebrale. Il danno cerebrale a seconda della sede e dell’estensione, può provocare sintomi diversi, quali formicolio improvviso o paralisi di un arto o di una meta’ del corpo o cecità ad un occhio a seconda della durata, si parla di ictus vero e proprio quando il danno e’ permanente o di lunga durata, oppure di attacco ischemico transitorio (tia), quando la durata e’ breve e la scomparsa dei sintomi completa.anche nel caso “fortunato" che si ritorni alla normalità, i sintomi non vanno sottovalutati, ma considerati campanelli di allarme assolutamente da approfondire.Come si può prevenire? “Innanzi tutto eliminando i comuni fattori di rischio per la malattia aterosclerotica: ipertensione, fumo, diabete, ecc. Ciò si ottiene con una dieta povera di grassie carni rosse e ricca di cereali, frutta, verdura, pesce e carni bianche, nonchè con controlli frequenti della pressione arteriosa, adottando le opportune terapie in caso questa risulti elevata.molto importante è la valutazione periodica dei livelli di colesterolo e di zucchero nel sangue e fondamentale risulta una costante ed equilibrata attivita’ fisica”.Qual’è l’esame strumentale più utile da eseguire a scopo preventivo?“Sicuramente l’Ecocolordoppler, attraverso il quale lo specialista riesce a studiare attentamente i grossi vasi del collo, i cosiddetti tronchi sovra-aortici (tsa) e ad individuare l’eventuale presenza di placche che possano ostruire il passaggio del sangue. Oltre che all’entità del restringimento va valutato il tipo di placca. Infatti placche di tipo friabile, a superficie irregolare, possono più facilmente lasciar partire piccoli emboli ,essere pertanto più pericolose o dare addirittura sintomi, anche in assenza di riduzioni particolarmente importanti del passaggio del sangue. Poichè la malattia aterosclerotica può colpire le arterie di qualsiasi parte del corpo, di frequente placche delle arterie del collo si associano a lesioni analoghe alle gambe o all’aorta addominale. Sarebbe bene pertanto, eseguire, con l’ecodoppler, una valutazione complessiva."Quando sottoporsi a questo esame?“Sicuramente dopo i 50anni,in particolare quando esistono i fattori di rischio sopra menzionati 0 una famigliarità per ictus, per infarto, ecc”. In caso di presenza di una placca come si puo’ interevenire?“Se la placca non ha provocato sintomi ed e’ inferiore al 70%, con caratteristiche di stabilità, si ricorre alla terapia anti aggregante, cioè a farmaci che tengono , per cosi’ dire il sangue più fluido, con minor tendenza alla formazione di trombi. Spesso si associano le statine, che oltre ad abbassare il colesterolo, sembrano avere una azione di rallentamento sulla progressione della placca. In caso di placche superiori al 70%, irregolari o che abbiano gia’ dato sintomi, si deve ricorrere all’intervento." Che tipo di intervento?“Le possibilità sono l’intervento chirurgico tradizionale o quello dall’interno dell’arteria, il cosi’ detto palloncino con la retina (stent). Nonostante mi sia avvicinato a quest’ultima tecnica fin dalla meta’ degli anni 90, dopo un periodo di studio negli stati uniti, ritengo che l’intervento chirurgico tradizionale, dia ancora i migliori risultati, con percentuale di complicanze inferiori all’1%, se eseguito con estrema accuratezza e con adeguati sistemi di controllo della funzione cerebrale durante l’intervento, come ad esempio l’elettroencefalogramma, che ho utilizzato routinariamente, negli oltre 1100 interventi eseguiti”.In conclusione, dottor Manfrini, cosa si sente di rimarcare ai nostri lettori?"Sicuramente il fatto che l’ictus sia, nella stragrande maggioranza dei casi, una malattia che si può prevenire, con un adeguato stile di vita, compresa una sana alimentazione e soprattutto con adeguati e frequenti controlli, che permettano di diagnosticare in tempo e curare in maniera opportuna, tutte le condizioni patologiche favorenti la comparsa dell’ictus stesso, in particolare le placche ateromasiche dei grossi vasi del collo." Dr. Stefano Manfrini Specialista in Chirurgia vascolare-responsabile U.O. di Chirurgia Vascolare ospedale accreditato Salus Ferrara. Visita a Rovigo, Este, Monselice e Badia Polesine 347/8043460
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