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Pensioni: "massimo impegno", ma la riforma rischia di slittare a fine legislatura

Non si sono fatte attendere le reazioni delle parti sociali, Maurizio Landini, leader della Cgil: “Il tavolo non è andato bene, non abbiamo avuto alcuna risposta se non una disponibilità generica ad avviare il confronto”

Dopo essere tornata nel mirino, la riforma delle pensioni sembra essersi di nuovo bloccata. Nelle settimane scorse, si sono tenuti i primi due incontri fra Sindacati e Governo che avevano atteso di giungere ad un accordo entro la fine di aprile, mese in cui è prevista la presentazione, alla camere, del Documento di economia e finanza (Def). L’obiettivo del superamento della Legge Fornero da parte del governo, a questo punto, sembra slittare a fine legislatura. Non si sono fatte attendere le reazioni delle parti sociali; Maurizio Landini, leader della Cgil, afferma “il tavolo non è andato bene, non abbiamo avuto alcuna risposta se non una disponibilità generica ad avviare il confronto”. Per le organizzazioni sindacali la discussione deve vertere su quanto Cgil, Cisl e Uil hanno illustrato e presentato a Palazzo Chigi: “vogliamo iniziare la trattativa, l’esecutivo deve dare risposte precise”.  Tra i nodi da sciogliere, la ministra del Lavoro Marina Calderone ha garantito “massimo impegno” per rivedere le norme su Opzione donna. La questione è rilevante a livello europeo: in Francia il governo ha lanciato la riforma delle pensioni, con l’obiettivo di innalzare l’età pensionabile da 62 a 64 anni e di accelerare i tempi di aumento del numero di trimestri da accumulare per avere diritto all’intera pensione. Françoise Fressoz di “Le Monde” evidenzia che, nel pensiero di Macron “far lavorare di più i francesi è coerente con la sua volontà di rendere la Francia e l’Unione Europea più sovrane”. I sostenitori della riforma affermano quasi sistematicamente che la necessità è dettata dal ritardo francese nella ristrutturazione europea. Jean-Pierre Robin del “Figaro” ritiene che, in Francia, lo Stato “regale in senso lato”- difesa, polizia, giustizia, istruzione, sanità- è vittima del peso della spesa sociale che è pari al 37,4% del PIL rispetto ad una media del 35% nell’Eurozona; un terzo di questa spesa sarebbe imputabile alle pensioni. Il quotidiano “Les Echo” indica che il “vero scopo della riforma" è di "far aumentare il tasso di impiego degli anziani" che, essendo troppo basso in Francia, "spiega il nostro declino". In un intervento pubblicato su "Le Monde", l'economista ed ex consigliere della Commissione europea Pierre Buigues sostiene che, sotto questo aspetto, la Francia fa ormai parte dei “paesi del Sud” dell’Europa. È il tasso di occupazione a determinare “l'importo della spesa per le pensioni, non l'età pensionabile legale", dato che "sono ammesse molte esenzioni”. Le differenze fra il tasso di impiego degli anziani sono notevoli fra il Nord e il sud del continente: per le persone tra 55 e 64 anni, il livello medio europeo di 60,5% arriva il 76,9 in Svezia, al 72,30 in  Danimarca, al 71,8 in Germania e al 71,4 in Olanda, contro il 55,9% in Francia, il 55,8 in Spagna e 53,4 in Italia. Secondo Buigues, la spesa per le pensioni rappresenta il 14,4% del PIL francese e il 14,5% del PIL italiano, contro l'11,3 della media europea e il 7,4 dell'Olanda, il 9,6 della Svezia, il 10,8 della Danimarca e il 10,9 della Germania. Dopo dieci giorni di mobilitazione che hanno visto, oltre allo sciopero dei netturbini, anche l’invasione dei binari della Gare de Lyon, la chiusura del museo del Louvre, della Tour Eiffel, dell’Arco di Trionfo e della reggia di Versailles, provvedimenti che hanno reso la città inaccessibile perfino al turismo, i sindacati hanno annunciato l’undicesima giornata di mobilitazione nazionale il 6 aprile. Denominatore comune per Italia, Francia e molti altri paesi europei è, oltre alla questione pensioni, anche l’aumento delle spese per la difesa. Giulia Sciarrotta
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