Lorenzo Milani, noto come Don Milani, è stato il fondatore della scuola di Barbiana nel 1954 nella Diocesi di Firenze
In occasione del centenario dalla nascita di Don Milani, il Presidente Sergio Mattarella ed il cardinale Matteo Zuppi hanno raggiunto la località di Barbiana per commemorarlo. Lorenzo Milani, noto come Don Milani, è stato il fondatore della scuola di Barbiana nel 1954 nella Diocesi di Firenze; la sua idea era quella di ridurre l’ampia disparità che vi era tra la scuola di città e quella di campagna con l’obiettivo di emancipazione dei ragazzi delle classi contadine che, in gran parte, non terminavano la scuola primaria poiché bocciati fin dai primi anni di frequenza. La realizzazione di questo progetto ha suscitato numerose polemiche soprattutto fra i docenti che, al tempo, possedevano una mentalità prettamente elitaria. A provocare il malcontento era il sistema scolastico democratico che rappresentava a pieno la scuola inclusiva di Don Milani e che consentiva agli studenti di sviluppare il proprio pensiero critico. A distanza di alcuni decenni, il messaggio pedagogico di Don Milani è ancora attuale? Stando ai dati dell’ISTAT 2021/2022, nella scuola dell’obbligo, la dispersione scolastica, corrispondente all’insieme di bocciature e abbandoni, è pari al 13.5% a livello nazionale, con regioni, come la Sicilia, che superano il 20%. Lo stesso studio, tramite la somministrazione di un questionario a 172 studenti di 11-12 anni, ha rilevato che la maggior parte degli alunni ritiene causa di abbandono più importante l’ansia da prestazione provocata dallo stress della valutazione; in seconda battuta lo scarso interesse da parte delle loro famiglie; al terzo e quarto posto, le relazioni conflittuali tra studenti e docenti e disagio socio-economico. Sempre secondo uno studio ISTAT 2020/2021 riferito alle scuole secondarie di secondo grado, tra i giovani con cittadinanza non italiana, il tasso di abbandono precoce degli studi è oltre tre volte superiore a quello degli italiani, 35.4% contro 11%. A giocare un ruolo determinante è “la parola” per utilizzare un termine tanto caro a Don Milani. Infatti, la maggiore incidenza di abbandono si ha tra coloro che sono arrivati in Italia tra i 16 e i 20 anni e che quindi possiedono una minore familiarità con la lingua. James Heckmann, premio Nobel, che ha compiuto a lungo ricerche sull’esperienza educativa anche a Reggio Emilia ,il noto studio Reggio Approach, ha formulato importanti teorie sui benefici sociali dell’educazione di qualità per la prima infanzia. Parlando dell’educazione di qualità “la cosa sorprendente - racconta il premio Nobel- è che i bambini con un’esperienza di questo tipo hanno un successo maggiore. E con maggiore intendo che hanno una gamma molto più ampia di competenze sociali ed emotive” ma sono anche “in grado di interagire con gli altri in modo socialmente costruttivo”. Quindi, il bambino acquisisce “un senso di scopo e un senso di sé” in modo che, a partire da questi primi anni, si sviluppa in “un essere umano che ha effettivamente autonomia, dignità e capacità di impegnarsi nella vita in modo attivo”. Giulia Sciarrotta
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