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Il Parlamento sta per convertire in legge il Decreto Cutro

Tra l'opposizione il Tavolo Asilo e Immigrazione e numerose organizzazioni laiche e cattoliche che lavorano per i migranti, fra le quali Emergency, Amnesty e Acli

Con il Decreto Legge n. 20 del 2023, entrato in vigore l’11 marzo 2023, il Governo intende adottare “disposizioni urgenti in materia di flussi di ingresso legale dei lavoratori stranieri e di prevenzione e contrasto all’immigrazione irregolare”. Tra gli altri effetti, prevede che vengano ristrette le garanzie dei richiedenti asilo e i diritti delle persone migranti, con particolare riferimento alle misure di protezione speciale. Secondo i dati del CIR, nel 2022 le domande esaminate dei richiedenti asilo sono state 52.600, 11.551 coloro che hanno ottenuto la protezione speciale, 28.441 i richiedenti con diniego; è ipotizzabile che, tramite ricorsi in tribunale, molti di quest’ultimi riescano ad ottenere un permesso di soggiorno di protezione speciale. Pertanto, la legiferazione del Decreto Cutro potrebbe causare un incremento notevole di persone senza titolo di soggiorno. Il Parlamento, che si appresta a convertire in legge il Decreto Cutro, in discussione al Senato a partire da martedì 18 aprile, vede l’opposizione del Tavolo Asilo e Immigrazione e numerose organizzazioni laiche e cattoliche che lavorano per i migranti, fra le quali Emergency, Amnesty e Acli, che invitano alla mobilitazione martedì 18 aprile in Piazza Santa Maria di Loreto, a Roma, poiché ritengono che “il decreto non affronti in alcun modo le vere cause che in questi anni hanno portato alla morte in mare di migliaia di persone”. Secondo l’OIM, sono oltre duemila l’anno i morti lungo le rotte del Mediterraneo nell’ultimo ventennio. Una stima necessariamente al ribasso dato che non tiene conto delle vittime del deserto o dei campi di prigionia.

I commenti

Alberto Favero, vice-presidente di Confindustria Vicenza, afferma: “È evidente che quella del click day è una modalità che non ha più ragione di esistere[…]. Tantissimi datori di lavoro si sono sottratti alla logica del click day. E mi riferisco in particolar modo all’industria, che avrebbe da offrire anche lavori non stagionali perché il fabbisogno è grande e continuo. Tutto l’anno. Anche il metodo va rivisto: deve essere rapido, chiaro, concordato col mondo del lavoro. Se aspettiamo che nei paesi di partenza ci siano i centri di formazione professionale e le scuole di italiano, non si farà niente per cambiare la situazione[…].” Sulla stessa linea d’onda è il pensiero di Leopoldo Destro, presidente di Confindustria Veneto Est: “Il click day del decreto flussi non è uno strumento risolutivo, né per i modi, né per i tempi con cui dà risposta ad un tema emergenziale: il grande fabbisogno di lavoratori[…]. Sono fermamente convinto che i due luoghi della vera integrazione sono scuola e lavoro. Se questi funzionano, i benefici a cascata sono per l'intera società che vedrà diminuire fenomeni di marginalità e microcriminalità. Serve una politica strategica di accoglienza”. Don Marco Pagniello, direttore di Caritas italiana: Il decreto flussi è positivo ma non basta inasprire le pene per fermare i trafficanti”. La riflessione di Don Pagniello è se non si debbano aiutare concretamente i paesi dove avvengono le imbarcazioni, per aumentare la legalità e la giustizia sociale. Per il direttore di Caritas italiana, infine, le parole di Papà Francesco - “le limpide acque del Mediterraneo non siano più insanguinate[…]” - devono essere “piuttosto di monito e di stimolo a fare veramente ognuno la propria parte e ad assumersi le proprie responsabilità. Tutti, le istituzioni e i cittadini”. Giovanni Minnini, segretario generale della Flai Cgil: “Purtroppo c'è da registrare la stessa impostazione di sempre. Neanche la strage di Cutro è servita a dare almeno un moto di umanità. La sola notizia positiva degna di nota è nella volontà di tornare ad un piano triennale di programmazione degli ingressi (2023/2025), fatto che non avveniva da molto tempo anche se dovrebbe costituire la prassi di un approccio sistemico”. Inoltre, egli ritiene che nel settore agricolo, nonostante stiano aumentando gli interventi di modernizzazione nella raccolta, “le macchine, per ora solo leggermente, fanno diminuire la necessità di manodopera soprattutto nelle grandi raccolte”. Infine, anche Francesco Lollobrigida, Ministro dell’agricoltura, ha parlato di “un fabbisogno lavorativo di circa di 280 mila persone annue”, oltre il triplo rispetto alle quote del decreto flussi fissato da Draghi. Occorre “aprire anche ai migranti economici”, ha chiarito Nello Musumeci, Ministro del mare: i profughi che scappano dalle guerre non bastano a colmare quelle “migliaia di posti di lavoro” che gli italiani non riescono ad occupare. Ora il dibattito si potrebbe spostare su come selezionare e attrarre i lavoratori richiesti e su come ridefinire o affrontare le questioni dei ricongiungimenti e della cittadinanza, temi attualissimi e in discussione già da qualche mese in Germania. Giulia Sciarrotta
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