Facendo riferimento al Rapporto BES 2022, pubblicato da Istat nel 2023, in Italia il 45,7% delle persone di 16-74 anni ha competenze digitali almeno di base, a fronte di una media Ue-27 pari al 53,9%
Secondo alcune pubblicazioni dell’Istat, gli italiani sono agli ultimi posti in Europa per competenze digitali. Entro il 2030 ci si aspetta che l’80% dei cittadini abbia competenze digitali di base. Il divario tra i diversi Paesi europei risulta piuttosto elevato, con un campo di variazione di 51,4 punti percentuali. Già nel 2021, l’Italia si trovava in fondo alla graduatoria (45,7%) succeduta dalla Polonia (42,9%), dalla Bulgaria (31,2%) e dalla Romania (27,8%). La Finlandia (79,2%) e l'Olanda (78,9%), invece, presentavano valori quasi in linea con l'obiettivo target del 2030. Facendo riferimento al Rapporto BES 2022, pubblicato da Istat nel 2023, in Italia il 45,7% delle persone di 16-74 anni ha competenze digitali almeno di base, a fronte di una media Ue-27 pari al 53,9%. Tuttavia, un’importante variabile è rappresentata dall’età: più le persone sono anziane meno competenze hanno. A ogni modo, rispetto alla media europea l’Italia registra risultati più bassi in tutte le fasce di popolazione: il 61,7% dei giovani di 20-24 anni residenti in Italia possiede competenze digitali di base, contro il 72,7% dei coetanei europei. Tale quota decresce rapidamente con l’età per arrivare al 42,2% tra i 55-59enni e attestarsi al 19,3% tra le persone di 65-74 anni. Pure il genere emerge come variabile significativa, sebbene solo a partire dalla fascia di età 45-54 anni. Se le donne più anziane sono meno competenti a livello digitale, lo stesso non si può dire per le giovani tra i 20 e i 24 anni, che sono più competenti dei loro coetanei. Anche la variabile del percorso di studi influisce nel possesso delle competenze digitali: sono presenti nel 75,9% di chi ha almeno la laurea, nel 53,8% di coloro che hanno il diploma secondario e nel 21,9% di chi ha un titolo di studio inferiore. Inoltre, le competenze digitali sono meno diffuse in tutte le Regiono del Sud Italia. Le competenze digitali rappresentano un fattore fondamentale per la crescita delle imprese. La “Rilevazione sulle tecnologie dell'informazione e della comunicazione nelle imprese” permette di stimare la quota di imprese che impiegano personale con competenze digitali specializzate. Nel 2022 il 13,4% delle imprese con almeno 10 addetti impiega esperti ICT, il 4,9% ha provato ad assumere questo tipo di esperti o li ha assunti nell’anno precedente e il 19,3% ha organizzato nell'anno precedente corsi di formazione per sviluppare o aggiornare le competenze ICT dei propri addetti. L’impiego di specialisti ICT rimane stabile rispetto al 2020, confermandone l’impiego ridotto da parte delle aziende italiane rispetto alla media europea (21%). In particolare, l’Italia risulta piuttosto distante da Germania (22,2%), Francia (17,6%) e Spagna (16,3%). Come racconta l’ultimo rapporto Unioncamere sulle competenze digitali (Unioncamere 2022a) “stime macroeconomiche effettuate dalla società di consulenza McKinsey & Co. collocano il potenziale di crescita della trasformazione digitale dell’Unione Europea nell’ordine di un incremento cumulativo del PIL di più del 14% entro il 2030”. Per raggiungere questo potenziale, però, sono necessari riforme e investimenti, sia pubblici che privati, “per la formazione, l’istruzione, il miglioramento delle competenze e la riqualificazione della forza lavoro per gestire la transizione digitale”. Appare dunque fondamentale qualificare la forza lavoro perché sia in grado di implementare le trasformazioni in corso e quelle future. Il rapporto dal titolo Previsioni dei fabbisogni occupazionali e professionali in Italia a medio termine (2023-2027) (Unioncamere 2022b) individua due gruppi di competenze essenziali per lo sviluppo delle imprese, anche alla luce degli obiettivi fissati dal PNRR: le competenze “green” e quelle digitali, competenze che saranno richieste in tutti i settori e a tutti i livelli di specializzazione. Giulia Sciarrotta
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