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Le case popolari diventano cohousing. Il progetto padovano

Francesca_Benciolini

Tre appartamenti per progetti destinati a neodiciottenni, a mamme sole con figli o a donne vittime di violenza coinvolte nell’emergenza abitativa

La legge regionale sull’edilizia residenziale pubblica consente ai Comuni, previa autorizzazione della Regione, di riservare fino al 2% degli alloggi assegnati annualmente a progetti particolari a sostegno di nuclei in situazioni di particolare fragilità. Con il progetto “Coabitare per l’autonomia” il Comune di Padova ha deciso di destinare tre appartamenti del proprio patrimonio ERP, (che vede un totale di 1668 alloggi) a progetti di cohousing destinati in particolare a neodiciottenni che fino alla maggiore età erano seguiti dai servizi sociali, per garantire continuità nell’accompagnamento verso l’autonomia, a mamme sole con figli o a donne vittime di violenza coinvolte nell’emergenza abitativa. «Questo progetto è per noi molto importante e si inserisce nel solco di una politica che ha l’obiettivo di rispondere all’emergenza abitativa e agli sfratti con strumenti differenziati per dare risposte mirate ai diversi nuclei più fragili. -  commenta l’assessora alle politiche abitative Francesca Benciolini - Nel 2023 sono stati 425 sfratti, di cui 125 supportati da percorsi di mediazione e prevenzione . Nel 75% dei casi si è arrivati o ad una proroga del contratto o dello sfratto, mentre nel 2024 le situazioni di sfratto in cui il Comune è stato coinvolto sono 60. II cohousing è uno degli strumenti che stiamo utilizzando come alternativa a più costose e meno familiari strutture recettive, uno strumento a cui stiamo dedicando non solo appartamenti ma anche strutture rigenerate come per esempio la ex scuola Montegrappa»

Le case

Si tratta di appartamenti particolari, con grandi metrature e con spese condominiali elevate, che farebbero fatica ad essere assegnati nelle graduatorie. Il progetto in questione si inserisce in una più ampia strategia per far fronte all’emergenza abitativa attraverso l’attivazione di esperienze di cohousing utilizzando o case nella disponibilità del Comune o tramite alloggi di edilizia residenziale pubblica, come in questo caso, o ancora attraverso strutture trasformate per rispondere a queste esigenze. Un modo per poter avere diversi strumenti per far fronte all’emergenza abitativa, in particolare gli sfratti. Oggi sono 11 le strutture di questo tipo, cui si aggiungono le tre di questo progetto, e sono 91 le persone ospitate in cohousing. I nuclei destinatari di progetti di questo tipo sono composti da persone cui viene richiesto la partecipazione ad un progetto ovvero una corresponsabilità nel trovare  o mantenere un lavoro in maniera tale da poterle accompagnare verso l’autonomia abitativa grazie al supporto dei servizi sociali e degli enti del terzo settore coinvolti.
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