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Pride, giovani in marcia per i diritti lgbtqia+

Pride, giovani in marcia per i diritti lgbtqia+

Diritti Lgbtqia+, lo scorso 10 luglio più di 5000 persone alla parata dell’orgoglio

Prima del tripudio italiano agli europei, Padova s’è tinta di tutti i colori per richiamare l’attenzione ai diritti della comunità lgbtquia+, con grande attenzione verso le mascherine e le precauzioni necessarie per il primo corteo dopo quasi un anno e mezzo di piazze “statiche”. Presente anche il deputato padovano Alessandro Zan, da cui prende il nome il DDL presentato in Senato contro le discriminazioni: ”i giovani ci chiedono un Paese migliore” ha dichiarato al termine del corteo. Di giovani, in effetti, Padova era piena: una lunga marcia da Piazza Garibaldi al Parco delle Mura, dove si trova il Pride Village per questa estate, scandita dalle canzoni di Raffaella Carrà con tanto di volontari e volontarie a distribuire igienizzante per le mani e raccomandando l’utilizzo delle mascherine, il tutto intervallato dalle parole emozionate di giovani dell’associazionismo studentesco patavino. Vedo tanti occhi in questo corteo, tanti visi, tante persone, nessuno però che mi vuole insultare o aggredire per quello che sono e per chi amo, nessuno che mi mette in pericolo e mi sento al sicuro.  Vedo persone che vogliono amare e che hanno il diritto di farlo” questo l’intervento di Alessia Conti, rappresentante della comunità studentesca patavina, durante la marcia, a farle eco il collega Enrico Caccin “Ci sono persone che qui oggi non ci vorrebbero, perché sperano che le differenze possano giustificare i loro privilegi e le loro discriminazioni -continua- ma oggi questo corteo ha un messaggio per queste persone: siete il passato e siete circondati, le differenze sono ricchezza mentre il vostro odio rende il nostro Paese povero e brutto”. Uno striscione, gigantesco, recitava “Studentə per il Pride, non un passo indietro”. Proprio la Schwa, una piccola e rovesciata, indica la desinenza finale neutra al posto dei plurali maschili universali e rappresenta la volontà di utilizzare anche una grammatica e un linguaggio più inclusivo. All’arrivo, il palco allestito al pride ha ospitato varie persone a rappresentanza dei gruppi e delle associazioni che avevano organizzato l’evento, Arcigay in testa con le parole del segretario generale Gabriele Piazzoni “tutte le piazze piene chiedono la stessa cosa: approvare il ddl Zan, perché dopo più di 25 anni è il minimo indispensabile”. Anche un emozionato Marco Dario di Udu Padova, il quale ha raccontato sul palco la sua esperienza di vita “Sono rimasto in silenzio per 5 anni: il paese in cui vivevo, le scuole in cui sono cresciuto, le persone che frequentavo non mi hanno mai fatto sentire a mio agio e così ho finto. Ho finto di essere una persona diversa da quella che ero, per adattarmi, mimetizzarmi, per non diventare il bersaglio di malelingue com’è successo ad altri più coraggiosi di me. Solo spostandomi qui, per studio, sono riuscito a sbloccarmi capendo che non avevo nulla da nascondere, che non c'era nulla di strano nei miei orientamenti, nulla di diverso o ancora peggio malato. Ogni volta che ci ripenso, penso di aver perso la mia adolescenza, di aver sprecato parte della mia vita.” Un altro vissuto rispetto a quello di Tommaso Biancuzzi, della Rete degli Studenti Medi, non per questo più semplice “quando avevo 17 anni mi stavo candidando rappresentante d'istituto della mia scuola quando la vicepreside mi ha convocato in ufficio per spiegarmi che il mio orientamento sessuale avrebbe gettato delle ombre sulla rispettabile immagine del mio liceo. Non ho demorso, mi sono candidato comunque e sono stato eletto con 600 voti. Nessun 17enne dovrebbe provare l'umiliazione che ho provato io, ma chissà quanti altri ne hanno vissute di simili o, addirittura di peggiori. Approviamo il DDL Zan per loro!”. Infine Alessandro Zan, dopo una infinità di foto e complimenti, si è commosso sul palco: “È bellissimo che giovani come loro si avvicinino alla politica grazie all’impegno civile verso temi come la giustizia, i diritti e l’ambiente”, dice, “le nuove generazioni vogliono costruire un Paese migliore, più inclusivo, dove non subire discriminazioni per ciò che si è”. Successivamente, sono ripartite le canzoni di Raffaella Carrà -e non solo- ad ispirare un nuovo inizio, più libero e, senza dubbio, migliore.   Emilia Milan
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