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03.03.2025 - 04:51
Francesco Caco, oggi alla Villafranchese
Francesco Caco ha vissuto una carriera che lo ha visto toccare il cielo con un dito, per poi, per una serie di motivi, cadere. Tutto è partito dal papà, allenatore, che lo portava con sé fin dall'età di 3 anni: un bambino cresciuto con il pallone tra i piedi. Da quel momento deciderà di non privarsene mai. il difensore padovano insegue il suo sogno e approda nelle giovanili del Venezia: qui arriva l'esordio in Serie B da giovanissimo: "Avevo preso fiducia, il mister puntava molto su di me. Proprio però quando avevo iniziato a giocare arriva un brusco infortunio alla caviglia. Sono tornato solo all'ultima giornata contro un Genoa che festeggiava la promozione a Marassi. Una bellissima emozione, però, ho perso un treno".
Nella vita bisogna trovarsi al momento giusto al posto giusto e Caco ribadisce questo concetto: "Non ho avuto questa fortuna". L'anno successivo il Venezia riparte dalla C2, dopo il fallimento, con un nuovo progetto: "Abbiamo vinto il campionato, io avevo 19 anni. Ero anche entrato nel giro delle Under della Nazionale. In una rifinitura, però, prima della gara con la Slovacchia, mi strappo il retto femorale. Due mesi e mezzo di stop, mi perdo la cavalcata finale con gli arancioneroverdi e guardo la festa da infortunato: un altro rimpianto. In ogni caso rimane una grande vittoria".
L'anno dopo Caco riparte dal Lumezzane: "Qui non mi sono trovato benissimo, non è andata; poi c'è stata l'esperienza di Pistoia dove ho lasciato il mio cuore. Ho fatto molto bene e mi piacevano ambiente e tifosi. Presidente e mister mi dicono di rimanere; il mio procuratore, però, continua a farmi aspettare, mi dice che c'è la possibilità di andare in Serie B. Io mi convinco perché volevo fare quella categoria. Quindi continuo ad attendere, ma il tempo passa e purtroppo alla fine sono rimasto un anno fermo per queste vicissitudini". Un'altra occasione sfumata per Francesco.
Dopo l’addio al professionismo, il passaggio al dilettantismo è stato più duro di quanto si aspettasse. “Quando cresci con una mentalità da professionista, scendere non è facile. Nel dilettantismo c’è molta ipocrisia, tanta falsità. Se sei vero, se dici quello che pensi, ti considerano un rompiscatole. Mi sono sempre messo in prima linea per difendere i miei compagni, ma non è mai stato visto di buon occhio". Un mondo difficile, dove non è facile emergere se non sei disposto a scendere a compromessi. "C'è molta gente che non sa veramente di calcio. Cercavo di far capire dove si poteva migliorare, ma questo non era accettato."
Eppure, nonostante tutto, Caco è ancora lì, a lottare, a giocare. Ora a quasi 40 anni non ha perso la voglia di dimostrare il suo valore, soprattutto per quella parte di sé che sente di non aver ancora realizzato. Il centrale padovano gioca alla Villafranchese in Promozione e vuole aggiungere un altro titolo al suo palmares:“Il sogno si chiama Eccellenza; la rabbia che ho dentro è la forza che mi fa andare avanti. Voglio togliermi ancora qualche soddisfazione".
Il futuro rimarrà legato al mondo del calcio. Il grande sogno è quello di diventare direttore sportivo: “Voglio ambire al professionismo e riprendermi quello che non mi sono sono preso da calciatore. Mi piacerebbe tornare all’Arcella per iniziare: mi sono trovato molto bene durante la mia esperienza lì. Sarebbe bello partire da questa società, chissà".
Ai ragazzi che si affacciano al mondo del calcio, Francesco lancia un messaggio: “I sacrifici vanno fatti quando si è giovani. Se pensi di arrivare senza sudare, è troppo tardi. Se il calcio ti piace e hai un obiettivo insegui il tuo sogno. Non mollare mai al primo ostacolo".
E un voto alla carriera? “Un 7. Poteva essere un 9, sicuramente. Ho vissuto momenti straordinari, ma ho anche molti rimpianti. Potevo fare molto di più".
Francesco Caco: tra sogni sfiorati e rimorsi con l'obiettivo un giorno di riprendersi fuori dal campo quello che il destino gli ha tolto.
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