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Via Bolzani, mega polo logistico: comunità denuncia consumo di suolo, traffico e rischio idrogeologico

Mega polo logistico in via Bolzani: progetto da 127.000 metri quadrati contestato per consumo di suolo agricolo, impatto paesaggistico e aumento del traffico

Via Bolzani, mega polo logistico: comunità denuncia consumo di suolo, traffico e rischio idrogeologico

Foto di repertorio

Il gruppo civico Comunità e Territorio torna a esprimere una critica ferma e profonda nei confronti del piano di urbanizzazione che sta portando all'insediamento di un mega polo logistico in via Bolzani. La preoccupazione non riguarda solo la dimensione del progetto, ma anche le sue ricadute sul paesaggio, sull'ambiente e sulla qualità della vita della comunità.

L'area interessata ha una superficie che, secondo il gruppo civico, rischia di diventare "grande il doppio di Prato della Valle". Il progetto, che in origine era stato etichettato dal sindaco Gabriele Volponi come "logistica morbida", si è rivelato diverso. «Ora si apprende che il capannone sarà affittato a Poste Italiane – SDA – dichiara la civica di minoranza – una società che gestisce anche le consegne per colossi dell'e-commerce, presupponendo un continuo e massiccio passaggio di veicoli pesanti destinati al carico e alla distribuzione delle merci, con inevitabili ripercussioni sulla viabilità e sulla sicurezza di via Bolzani. La situazione è ulteriormente aggravata dalla richiesta di un ulteriore ampliamento di 25.000 metri quadrati da parte della società costruttrice. Questo porterebbe il polo a un totale di 127.000 metri quadrati complessivi, con 36.000 metri quadrati destinati a capannone, necessario anche per installare un macchinario della Leonardo Spa, azienda leader nel settore degli armamenti».

Il gruppo Comunità e Territorio denuncia con forza che tutto questo si sta realizzando su suolo agricolo fertile, sacrificando l'ambiente e aumentando il rischio idrogeologico a causa dell'ulteriore impermeabilizzazione del terreno. L'insediamento sorge inoltre a ridosso di beni di grande valore storico e paesaggistico, come l'oratorio del 1747 e la villa rurale adiacente, compromettendone irrimediabilmente la fruizione e l'integrità.

«Sorge il legittimo dubbio – prosegue Comunità e Territorio – che l'investimento iniziale di 65 milioni di euro non fosse fin dall'inizio sufficiente a coprire le reali necessità e che il ridimensionamento iniziale del progetto sia stato un espediente per ottenere più facilmente le autorizzazioni necessarie.

Le conseguenze saranno molteplici e gravi: oltre al danno ambientale, c'è l'aumento del traffico e dei rischi sulla viabilità, l'ulteriore consumo di suolo agricolo e l'incertezza occupazionale, data la tendenza di aziende dell’e-commerce a sostituire i lavoratori con l'intelligenza artificiale. Ci chiediamo se fra cinquant’anni i futuri amministratori guarderanno a questo scempio, purtroppo "a norma di legge", con lo stesso rammarico e la stessa indignazione con cui oggi si guarda alla devastazione della ex Corte Da Zara avvenuta negli anni Settanta».

Cristina Salvato

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