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03.11.2025 - 12:26
C’è un profumo, in certi negozi, che non si cancella. Sa di cera, di legno antico e di spezie lontane. È quello che si sente varcando la soglia dei negozi Caberlotto, a Venezia, Mestre e Padova. Una soglia che non separa, ma accoglie: da un lato la strada, con la fretta del presente, dall’altro un mondo che ha il ritmo lento della qualità e la voce calda della memoria. Lì dentro il tempo si mescola al gusto, e il gusto diventa cultura.
Tutto comincia nel 1900, quando la famiglia Caberlotto lascia Montebelluna per approdare nella nuova terra promessa del Nordest: Mestre, che allora era poco più di un campo con il Duomo e qualche casa. Nasce la prima “drogheria”, come si diceva allora: un piccolo emporio di sapori e profumi dove si trovava di tutto, dal pepe alle cere inglesi, dai detersivi solidi ai biscotti artigianali. Oggi, a più di un secolo di distanza, Lorenzo Michielan — fondatore e attuale anima dell' Antica Drogheria Caberlotto — continua quella tradizione con lo stesso rispetto di chi conserva una reliquia di famiglia, ma con la curiosità di chi ama sperimentare.
Entrare nei suoi negozi significa scoprire un catalogo vivente di eccellenze artigianali e curiosità coloniali: prodotti che arrivano da terre lontane, come il karkadè dell’Eritrea, bevanda rossa e dissetante dal sapore di fiore, o i pepi — quaranta tipi diversi, ciascuno con la propria anima e il proprio abbinamento ideale. “Ogni pepe ha un suo carattere,” racconta Michielan, “uno profuma d’Africa, un altro d’Asia, un altro ancora d’India. Cambia il territorio, cambia il gusto, cambia il ricordo.” Perché il sapore, per lui, è soprattutto memoria. “Quando da ragazzo sentivo l’odore del pollo della domenica, capivo che quello era un giorno speciale. E oggi, appena sento quel profumo, mi torna tutto alla mente.”
Nelle drogherie Caberlotto ogni prodotto ha una storia e un volto: gli oli dei Colli Euganei, frutto di terre vulcaniche e olive Casaliva, gli aceti di vino per i dressing, i biscotti di cotogno nati da una piccola pasticceria vicino a Milano, i biscotti di Novara fatti solo di uova e zucchero, leggeri e autentici. Nulla è scelto per caso: dietro ogni scaffale c’è una visita al produttore, un dialogo, un’idea da migliorare. Qui la qualità non è una parola da etichetta, ma un lavoro quotidiano di selezione e cura.
E poi ci sono i venerdì, quando il negozio si trasforma in salotto. Le degustazioni settimanali — di vini, biscotti, whisky o formaggi — sono piccoli riti di educazione al gusto. Michielan le chiama “lezioni di memoria sensoriale”, ma per i clienti sono esperienze da ricordare. “La miglior convinzione del consumatore è farlo assaggiare,” dice. “Perché chi assaggia, capisce. E quando capisce, torna.”
Anche a Natale, del resto, tornano in molti. Non solo per i prodotti, ma per il piacere di regalare qualcosa che racconta una storia. “Un cestino Caberlotto non è un dono qualunque,” sorride Michielan, “è un pensiero che si mangia. E chi lo riceve, ti pensa. Poi, se è buono, torna.”
Oggi Caberlotto è un punto di riferimento del gusto nel Nordest, con tre negozi che custodiscono lo stesso spirito di sempre: una cura maniacale per la qualità, l’amore per il territorio, la passione per il racconto. Perché in fondo, varcare quella soglia non significa solo entrare in un negozio. Significa attraversare la linea invisibile tra ciò che si compra e ciò che si tramanda.
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