La nipote del martire antifascista a Rovigo: "Mi piacerebbe presenziare a una delle prossime commemorazioni di Matteotti"
Alla scoperta delle radici del nonno Giacomo Matteotti. Un viaggio a ritroso nel passato, per conoscere i luoghi di origine del padre dei socialisti. Elena Matteotti, 62 anni, residente a Roma, si è recata di recente a Rovigo. “Sono arrivata in treno e mi hanno subito accompagnato nella piazza dedicata a mio nonno. Quindi ho visitato la casa museo di Fratta - racconta la figlia di Matteo Matteotti, uno dei tre figli di Giacomo -. Fin da quando ero bambina nessuno mi ha mai voluto dire nulla del nonno. Era un nome tabù. Non ho mai capito il motivo per il quale mi è sempre stata nascosta quella che fu la sua vita. Qualche anno fa ho letto un bellissimo libro, dedicato alle lettere che si scrivevano Giacomo e la moglie Velia. Da lì è iniziata la mia ulteriore curiosità, che avevo messo da parte in un cassetto, in attesa di essere pronta a conoscere la storia di un personaggio, il cui cognome non lo nascondo è impegnativo da portare. Sono andata a vedere il tempio della Rotonda a Rovigo”.
L'incontro con il presidente dell'associazione "Giacomo Matteotti" di Rovigo
Elena Matteotti è stata ospite del mulino Al Pizzon, accolta dai proprietari Giuseppe Marangoni e Donatella Girotto, con la figlia Laura. La sera ha cenato con Mario Cavriani, presidente della Minelliana e Enzo Bellettato del gruppo culturale Il Manegium. Il sabato invece è stata a pranzo, assieme a Giancarlo Moschin (presidente dell’associazione Giacomo Matteotti di Rovigo) e la moglie. “Quando mio padre era a Montecitorio come deputato, non ho mai avuto l’occasione di entrare con lui. L’ho fatto diversi anni dopo, con un’altra persona. Nella casa museo Matteotti ho sentito un forte senso di oppressione, in quanto avvertivo la sofferenza che si è patita nella casa di mio nonno. Mi piacerebbe presenziare ad una delle prossime commemorazioni. Mio figlio c’è stato e mi ha confessato di avere pianto, visto che si tratta di una giornata molto toccante. Ho visitato anche la tomba di famiglia e devo dire che mi aspettavo fosse più “importante”, invece è assai semplice, forse troppo, visto che si tratta pur sempre della tomba di un uomo che ancora oggi è molto conosciuto in tutto il mondo”. Marco Scarazzatti
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